Friday, 31 July 2015
Parole sulle religioni (Sergio Della Pergola)
Le religioni non sono solamente l'aggregato dei rispettivi seguaci, sono anche insiemi normativi di credenze, di modi di comportamento, di istituzioni, e di personalità dirigenti. La crescita o la diminuzione dei diversi gruppi religiosi riflette non solamente la dinamica demografica di ciascuno di essi ma anche la reciproca competizione, la plausibilità e rilevanza del messaggio propagato, la capacità di aggregazione del pubblico, e la forza di sopravvivenza di fronte ai tentativi più o meno espliciti di conquista e di sostituzione da parte di altri, In questo senso, la storia è la continua costituzione e successione di una molteplicità di progetti diversi. (Pagine Ebraiche, n. 7, luglio 2015)
Thursday, 30 July 2015
Filosofia del progetto umano - Philosophy of the human project (Marco Emanuele)
Ripensare-In-Comune può apparire ambizioso ed utopistico. Nulla di tutto questo. Se osserviamo la realtà del mondo di oggi, infatti, ci accorgiamo che abbiamo costruito un modello globalizzato che usa il mondo-della-vita per dominarlo.
Il mondo di oggi ha un urgente bisogno di visionari, persone che incarnano il senso di una filosofia del progetto umano, oltre la verità dogmatica ma dentro la verità che si forma nel dialogo.
Dobbiamo ritornare ad essere testimoni della vita, insegnandola ed imparandola allo stesso tempo. E questo vale per le persone e per le organizzazioni; si può stare nel mondo solamente conoscendolo nelle sue informalità, contraddizioni, transizioni. Si può stare al mondo solamente conoscendolo nelle sue complessità.
Rethink-In-Common may appear ambitious and utopian. None of this. If we look at the reality of today's world, in fact, we realize that we have built a globalized model that uses the world-of-life to dominate it.
Today's world is in urgent need of visionaries, people who embody the sense of a philosophy of the human project, beyond the dogmatic truth but in a truth forming in the dialogue.
We must return to be witnesses of life, teaching and learning it at the same time. And that goes for people and organizations; you can be in the world only knowing it in its informalities, contradictions, transitions. You can stand in the world only knowing it in its complexities.
Il mondo di oggi ha un urgente bisogno di visionari, persone che incarnano il senso di una filosofia del progetto umano, oltre la verità dogmatica ma dentro la verità che si forma nel dialogo.
Dobbiamo ritornare ad essere testimoni della vita, insegnandola ed imparandola allo stesso tempo. E questo vale per le persone e per le organizzazioni; si può stare nel mondo solamente conoscendolo nelle sue informalità, contraddizioni, transizioni. Si può stare al mondo solamente conoscendolo nelle sue complessità.
Rethink-In-Common may appear ambitious and utopian. None of this. If we look at the reality of today's world, in fact, we realize that we have built a globalized model that uses the world-of-life to dominate it.
Today's world is in urgent need of visionaries, people who embody the sense of a philosophy of the human project, beyond the dogmatic truth but in a truth forming in the dialogue.
We must return to be witnesses of life, teaching and learning it at the same time. And that goes for people and organizations; you can be in the world only knowing it in its informalities, contradictions, transitions. You can stand in the world only knowing it in its complexities.
Insegnare a vivere. Manifesto per cambiare l'educazione (Edgar Morin)
(…) Il modo di
pensiero o di conoscenza parcellare, compartimentato, monodisciplinare,
quantificatore ci conduce a un’intelligenza cieca, nella misura stessa in cui
la normale attitudine umana a collegare le conoscenze vi si trova sacrificata a
vantaggio della normale attitudine a separare. Dobbiamo pensare l’insegnamento
a partire dalla considerazione degli effetti sempre più gravi dell’iperspecializzazione
dei saperi e dell’incapacità ad articolarli gli uni agli altri. L’iperspecializzazione
impedisce di vedere il globale (che frammenta in particelle) così come l’essenziale
(che dissolve). I problemi essenziali non sono mai parcellari e i problemi
globali sono sempre più essenziali. Perdiamo l’attitudine a globalizzare, cioè
a introdurre le conoscenze in un insieme più o meno organizzato. Orbene, le
condizioni di ogni conoscenza pertinente sono appunto la contestualizzazione,
la globalizzazione. (…)
Insegnare a vivere. Manifesto per cambiare l'educazione (Edgar Morin)
E' dunque importante che la conoscenza della conoscenza (che comprende la difficoltà della conoscenza pertinente e il rischio d'errore e d'illusione) occupi un posto principale nella nostra educazione a cominciare dalla scuola primaria. Bisogna anche far conoscere le cause degli accecamenti:
1. Il carattere inedito di un problema, l'oblio di un'esperienza passata simile a un ragionamento per analogia di carattere erroneo.
2. La non-identificabilità del problema a partire dalle idee prevalenti ritenute evidenti, o a partire dal suo sviluppo lento o soggetto a fluttuazioni.
3. L'insuccesso nella soluzione dovuto ai limiti delle conoscenze o dei mezzi tecnologici, o dovuto a un intervento troppo limitato o troppo tardivo.
4. Il comportamento in funzione di interessi particolari che occultano l'interesse generale (come l'imperativo del profitto immediato).
Tutto il corso dell'educazione nelle secondarie e nelle superiori dovrebbe comportare questa preparazione alla vita, che è un gioco dell'errore e della verità.
1. Il carattere inedito di un problema, l'oblio di un'esperienza passata simile a un ragionamento per analogia di carattere erroneo.
2. La non-identificabilità del problema a partire dalle idee prevalenti ritenute evidenti, o a partire dal suo sviluppo lento o soggetto a fluttuazioni.
3. L'insuccesso nella soluzione dovuto ai limiti delle conoscenze o dei mezzi tecnologici, o dovuto a un intervento troppo limitato o troppo tardivo.
4. Il comportamento in funzione di interessi particolari che occultano l'interesse generale (come l'imperativo del profitto immediato).
Tutto il corso dell'educazione nelle secondarie e nelle superiori dovrebbe comportare questa preparazione alla vita, che è un gioco dell'errore e della verità.
Insegnare a vivere. Manifesto per cambiare l'educazione (Edgar Morin)
Ogni creazione appare come un errore in rapporto al sistema nel quale si produce prima di diventare verità di un sistema trasformato.
Rethink-In-Common (Marco Emanuele)
The new strategic frontier is to Rethink-In-Common our human condition. Rethink-In-Common who we are, what we know, our destiny. Rethink-In-Common is finding ourselves in the human project, free and together.
Today's world, globalized by a technocratic culture that is tactical domain in a free will passed for freedom, is in urgent need of visions, has to get out of the dramatic run-up to the present and has to find an ultimate meaning in every moment of our life. An ultimate meaning that must restore meaning to self-referential and separated knowledges, sclerotic and unable to reintegrate them in the only relevant knowledge, that of the world-of-life evolving.
Social media may become places of "rethinking community", home of critical thinking, construction of new narratives of the human project in the human project.
Rethink-In-Common is a strategic choice, no longer avoidable.
Today's world, globalized by a technocratic culture that is tactical domain in a free will passed for freedom, is in urgent need of visions, has to get out of the dramatic run-up to the present and has to find an ultimate meaning in every moment of our life. An ultimate meaning that must restore meaning to self-referential and separated knowledges, sclerotic and unable to reintegrate them in the only relevant knowledge, that of the world-of-life evolving.
Social media may become places of "rethinking community", home of critical thinking, construction of new narratives of the human project in the human project.
Rethink-In-Common is a strategic choice, no longer avoidable.
Ripensare-In-Comune (Marco Emanuele)
La nuova frontiera strategica è ripensare in comune la condizione umana. Ripensare-In-Comune ciò che siamo, ciò che conosciamo, il nostro destino. Ripensare-In-Comune è ritrovarci nel progetto umano, liberi e insieme.
Il mondo di oggi, globalizzato da una cultura tecnocratica che è tattica di dominio in un libero arbitrio spacciato per libertà, ha urgente bisogno di visioni, di uscire dalla drammatica rincorsa al presente, di ritrovare un senso ultimo che va respirato in ogni istante della nostra vita. Un senso ultimo che deve restituire senso a conoscenze auto-referenziali e separate, sclerotizzate ed incapaci di reintegrarsi nell'unica conoscenza pertinente, quella del mondo-della-vita che evolve.
I social media potrebbero diventare luoghi di "ripensamento comunitario", casa del pensiero critico, cantieri di nuove narrazioni del progetto umano nel progetto umano.
Ripensare-In-Comune è una scelta strategica, non più eludibile.
Il mondo di oggi, globalizzato da una cultura tecnocratica che è tattica di dominio in un libero arbitrio spacciato per libertà, ha urgente bisogno di visioni, di uscire dalla drammatica rincorsa al presente, di ritrovare un senso ultimo che va respirato in ogni istante della nostra vita. Un senso ultimo che deve restituire senso a conoscenze auto-referenziali e separate, sclerotizzate ed incapaci di reintegrarsi nell'unica conoscenza pertinente, quella del mondo-della-vita che evolve.
I social media potrebbero diventare luoghi di "ripensamento comunitario", casa del pensiero critico, cantieri di nuove narrazioni del progetto umano nel progetto umano.
Ripensare-In-Comune è una scelta strategica, non più eludibile.
L'Italia e le classi dirigenti (Marco Emanuele)
Chi ha a cuore le sorti dell'Italia dovrebbe preoccuparsi della formazione di classi dirigenti in ogni campo della convivenza. E parlare di classi dirigenti significa anzitutto parlare di cittadini consapevoli del proprio ruolo di cittadini.
Le classi dirigenti nascono a seguito di processi di maturazione, di condivisione, di perenne formazione progettuale e strategica. Nel tempo dell'improvvisazione dominante, dove nascono leader come funghi ma senza visione, si tratta di ripensare, in termini transdisciplinari, transgenerazionali e popolari, luoghi comunitari di "pensiero per l'azione". E questo deve avvenire per recuperare il senso di un destino comune come italiani e il senso di un ruolo forte, e sistemico, dell'Italia nel mondo.
La sfida è straordinariamente difficile e, proprio per questo, straordinariamente interessante.
Le classi dirigenti nascono a seguito di processi di maturazione, di condivisione, di perenne formazione progettuale e strategica. Nel tempo dell'improvvisazione dominante, dove nascono leader come funghi ma senza visione, si tratta di ripensare, in termini transdisciplinari, transgenerazionali e popolari, luoghi comunitari di "pensiero per l'azione". E questo deve avvenire per recuperare il senso di un destino comune come italiani e il senso di un ruolo forte, e sistemico, dell'Italia nel mondo.
La sfida è straordinariamente difficile e, proprio per questo, straordinariamente interessante.
Wednesday, 29 July 2015
Insegnare a vivere. Manifesto per cambiare l'educazione (Edgar Morin)
(…) c’è un problema capitale, sempre misconosciuto, che è
quello della necessità di promuovere una conoscenza capace di cogliere i
problemi globali e fondamentali per inscrivervi le conoscenze parziali e
locali. La supremazia di una conoscenza frammentata secondo le discipline rende
spesso incapaci di operare il legame fra le parti e le totalità, e deve far
posto a un modo di conoscenza capace di cogliere i suoi oggetti nei loro
contesti, nei loro complessi, nei loro insiemi. E’ necessario sviluppare l’attitudine
naturale della mente umana a situare tutte le sue informazioni in un contesto e
in un insieme. E’ necessario insegnare metodi che permettano di cogliere le
mutue relazioni e le reciproche influenze fra parti e tutto in un mondo
complesso. (…)
Insegnare a vivere. Manifesto per cambiare l'educazione (Edgar Morin)
(…) Si tratta (…) di resistere alla pressione del pensiero
econocratico e tecnocratico, facendosi difensori e promotori della cultura, la
quale esige il superamento della disgiunzione fra scienze e cultura umanistica.
Si tratta di mantenere o ritrovare una missione insostituibile, quella della
presenza concreta, della relazione da persona a persona, del dialogo con l’allievo
per la trasmissione di un fuoco sacro e per la delucidazione reciproca dei
malintesi. Missione personale che permette di riconoscere la qualità umana dell’allievo,
di manifestare nei suoi confronti benevolenza e attenzione e di non rigettarlo
nella categoria dei cretini e dei deficienti. Missione personale che,
insegnando la comprensione, fa comprendere la necessità immediata della
comprensione nella classe, vi manifesta la sua comprensione e dovrebbe di
ritorno ricevere comprensione. Missione personale che prende coscienza del
fatto che il peggior male è l’umiliazione degli altri e che dà questa coscienza
all’allievo, poiché il peggio, nelle relazioni umane, è l’umiliazione
reciproca. La via: sfuggire al circolo vizioso delle umiliazioni per trovare il
circolo virtuoso dei riconoscimenti reciproci. (…)
Il ritorno del pendolo (Gustavo Dessal)
(…) La clinica psicoanalitica e la teoria sociale possono
far emergere affinità da cui entrambe trarrebbero beneficio. Senza una chiara
prospettiva delle coordinate dell’epoca, la psicoanalisi potrebbe trascurare le
profonde trasformazioni sociali che toccano i fondamenti stessi della civiltà,
generando nuovi sintomi ai quali la clinica deve dare una risposta che si
distingua dai presupposti polizieschi della biopolitica. E d’altro canto, senza
i concetti psicanalitici dell’inconscio, della pulsione, della logica del significante
e della teoria del godimento, la sociologia correrebbe il rischio di smarrirsi
nei pantani della metafisica. (…)
Il ritorno del pendolo (Gustavo Dessal)
(…) La dialettica fra Eros e Thanatos indica che la
condizione umana è attraversata da un paradosso: in essa regnano i desideri che
promuovono non solo la vita, ma anche la distruzione. Le pulsioni di vita e di
morte si intrecciano costituendo una struttura simile a un “viluppo”, vale a
dire una struttura in cui i rappresentanti di Eros (l’amore e il desiderio)
devono porre barriere e limiti per contrastare la tendenza mortifera della
pulsione di morte. (…)
Il ritorno del pendolo (Gustavo Dessal)
(…) Oggigiorno, la degradazione del sapere dipende molto dalla decadenza del maestro. Un maestro non è semplicemente colui che detiene un sapere. Non è un esperto, come siamo abituati a concepire adesso i rappresentanti del sapere. Un maestro è colui che sa conservare vivo lo spirito socratico della domanda e il suo insegnamento consiste nel darci la prova migliore del suo amore: fare in modo che possiamo apprendere l’unica lezione magistrale che ci pone sul sentiero di un sapere autentico e che consiste nel renderci conto che nessuna parola può dire tutta la verità. (…)
La fine dell'onniscienza (Mauro Ceruti)
(…) Viene meno l’idea che l’universo categoriale della scienza sia
unitario, omogeneo al suo interno, fissato una volta per tutte. L’irriducibilità
dei punti di vista degli osservatori hic et nunc; la loro presenza in
sovraimpressione in ogni descrizione, in ogni strategia, e in ogni euristica,
provocano un’immagine dello sviluppo e della struttura delle conoscenze in cui
i possibili universi del discorso non sono mai definiti esaustivamente, ma si
costruiscono in senso proprio e dipendono dalla rete di concrete relazioni di
antagonismo, di complementarietà, di cooperazione fra i molteplici punti di
vista in gioco. (…)
La fine dell'onniscienza (Mauro Ceruti)
(…) A ogni aumento della conoscenza corrisponde un aumento dell’ignoranza,
e a nuovi tipi di conoscenza corrispondono nuovi tipi di ignoranza. L’universo
categoriale della scienza non è unitario né omogeneo, non è dato una volta per
tutte: e la conoscenza e la scienza non si costruiscono per espansione fino a
raggiungere i limiti che sarebbero “naturalmente” dati. I limiti della scienza
contemporanea sono una sorta di Giano bifronte che, nel momento in cui
stabiliscono i confini di un universo di discorso dato, aprono nuove
possibilità per la costruzione di nuovi universi di discorso. (…)
La fine dell'onniscienza (Mauro Ceruti)
(…) L’ideale regolativo di una “piena coscienza”, di una
coscienza totale, di una consapevolezza perfetta delle proprie ragioni e degli
effetti previsti si è mostrato intrinsecamente paradossale in virtù di ciò che
veniamo a conoscere, sempre più a fondo, sui meccanismi di costruzione delle
conoscenze e di creazione delle novità. Da questo punto di vista la storia
delle scienze contemporanee produce una consapevolezza sempre maggiore delle
limitazioni che intercorrono nel rapporto tra coscienza e conoscenza,
limitazioni inesauribili e anzi fonte di emergenza del nuovo. E’ proprio qui
che l’eredità cartesiana trova la sua impasse. (…)
Dialogo delle conoscenze - Dialogue of knowledges (Marco Emanuele)
Il dialogo delle conoscenze è sempre più necessario per comprendere la natura complessa di ciascuno di noi e della realtà.
Nessuna conoscenza è sufficiente per affrontare e per risolvere i problemi che riguardano le nostre vite, a cominciare da noi. Ciascuno di noi, infatti, è allo stesso tempo problema e soluzione, contraddizione e prospettiva, necessità e libertà, presente e oltre.
Per comprendere la complessità è fondamentale che le conoscenze accolgano il loro "essere in ricerca", mai compimento definitivo.
Dialogue of knowledges is increasingly necessary to understand the complex nature of each of us and of reality.
No knowledge is sufficient to address and resolve issues that affect our lives, starting with us. Each of us, in fact, is both problem and solution, contradiction and perspective, necessity and freedom, present and beyond.
To understand complexity is essential that knowledges should welcome their "being in search", never definitive fulfillment.
Nessuna conoscenza è sufficiente per affrontare e per risolvere i problemi che riguardano le nostre vite, a cominciare da noi. Ciascuno di noi, infatti, è allo stesso tempo problema e soluzione, contraddizione e prospettiva, necessità e libertà, presente e oltre.
Per comprendere la complessità è fondamentale che le conoscenze accolgano il loro "essere in ricerca", mai compimento definitivo.
Dialogue of knowledges is increasingly necessary to understand the complex nature of each of us and of reality.
No knowledge is sufficient to address and resolve issues that affect our lives, starting with us. Each of us, in fact, is both problem and solution, contradiction and perspective, necessity and freedom, present and beyond.
To understand complexity is essential that knowledges should welcome their "being in search", never definitive fulfillment.
Complesso, informale, intangibile - Complex, informal, intangible (Marco Emanuele)
L'inarrestabile evoluzione della società digitale in tutti gli ambiti della nostra vita impone un radicale ripensamento del pensiero.
Politica, economia, diritto vengono messi in discussione nella loro essenza e nella loro presunta autosufficienza. Dobbiamo ripensare ciò che è reale, al di là di ciò che pensiamo lo sia.
Se le domande della vita non cambiano, ciò che cambia sono le soluzioni e il loro valore, anche economico. Emerge sempre di più il valore dell'informale e dell'intangibile.
La sfida è anzitutto culturale; dobbiamo ricongiungere il senso dell'umano e le potenzialità dello stesso, ben sapendo che è breve il passo dell'umano che evolve nel disumano che domina.
The constant evolution of digital society in all fields of our life requires a radical rethinking of the thought.
Politics, economics, law are questioned in their essence and in their supposed self-sufficiency. We need to rethink what is real, beyond what we think it is.
If the questions of life do not change, what changes are the solutions and their value, also economically. It appears more and more the value of the informal and intangible.
The first challenge is cultural; we must rejoin the sense of humanity and the potential of it, knowing that it is a short step evolving human in a dominating inhuman.
Politica, economia, diritto vengono messi in discussione nella loro essenza e nella loro presunta autosufficienza. Dobbiamo ripensare ciò che è reale, al di là di ciò che pensiamo lo sia.
Se le domande della vita non cambiano, ciò che cambia sono le soluzioni e il loro valore, anche economico. Emerge sempre di più il valore dell'informale e dell'intangibile.
La sfida è anzitutto culturale; dobbiamo ricongiungere il senso dell'umano e le potenzialità dello stesso, ben sapendo che è breve il passo dell'umano che evolve nel disumano che domina.
The constant evolution of digital society in all fields of our life requires a radical rethinking of the thought.
Politics, economics, law are questioned in their essence and in their supposed self-sufficiency. We need to rethink what is real, beyond what we think it is.
If the questions of life do not change, what changes are the solutions and their value, also economically. It appears more and more the value of the informal and intangible.
The first challenge is cultural; we must rejoin the sense of humanity and the potential of it, knowing that it is a short step evolving human in a dominating inhuman.
Rethink-In-Common to share history (Marco Emanuele)
Abbiamo un destino comune. Da qui dobbiamo ripartire per nuove narrazioni, ripensando ciò che siamo e ciò che abbiamo pensato. Questa è la nostra sfida, costruire una comunità globale di persone che vogliono condividere la storia nella piena consapevolezza delle differenze. Si tratta di essere responsabili, di vivere secondo quel principio di umanità che una competizione senza cooperazione ci fa considerare come una merce.
We have a common destiny. From here we have to start for new narratives, rethinking what we are and what we have thought. This is our challenge, to build a global community of people who want to share the history in full awareness of the differences. It's time to be responsible, to live according to the principle of humanity that competition without cooperation makes us consider as a commodity.
We have a common destiny. From here we have to start for new narratives, rethinking what we are and what we have thought. This is our challenge, to build a global community of people who want to share the history in full awareness of the differences. It's time to be responsible, to live according to the principle of humanity that competition without cooperation makes us consider as a commodity.
Tuesday, 28 July 2015
Sfida della complessità come sfida politica - The challenge of complexity as a political challenge (Marco Emanuele)
La sfida della complessità è una sfida politica e strategica. E, in quanto sfida politica, la sfida della complessità problematizza tutte le nostre certezze consolidate. La realtà, nostro riferimento, ci insegna che la linearità è un'illusione e un errore. La realtà, infatti, evolve nell'incertezza e ha bisogno di tutti i nostri apporti per ricrearla. La realtà, come noi, è in evoluzione, in perenne cambiamento, il più delle volte in maniera imprevedibile. E, mentre scrivo questo post, mi vengono in mente le parole del mio Maestro: le cose che sembrano impossibili sono le prime che si realizzano.
The challenge of complexity is a political and strategic challenge. And, as political challenge, the challenge of complexity problematizes all our consolidated certainties. Reality, our reference, teaches us that the linearity is an illusion and a mistake. Reality, in fact, changes in uncertainty and, evolving, needs of all our contributions to recreate it. Reality, like us, constantly changing, most of the time in an unpredictable way. And, as I write this post, I am reminded of the words of my Master: things that seem impossible are the first that come true.
The challenge of complexity is a political and strategic challenge. And, as political challenge, the challenge of complexity problematizes all our consolidated certainties. Reality, our reference, teaches us that the linearity is an illusion and a mistake. Reality, in fact, changes in uncertainty and, evolving, needs of all our contributions to recreate it. Reality, like us, constantly changing, most of the time in an unpredictable way. And, as I write this post, I am reminded of the words of my Master: things that seem impossible are the first that come true.
Democrazia, parola magica - Democracy, a magic word (Marco Emanuele)
In molti, illusi, pensano che basti pronunciare la parola democrazia per vivere liberi e in pace. E questa è una illusione diffusa, proprio quella che non permette alla democrazia di tendere alla compiutezza ma che la fa degenerare nella sua certezza. Ed è così che siamo circondati da sacerdoti della democrazia che, in realtà, sono pericolosi stregoni di una verità tanto assoluta quanto innaturale. La democrazia deve confrontarsi con i cambiamenti storici, con le evoluzioni e con le involuzioni delle storie dei popoli e, in esse, trova la sua legittimazione massima, nell'incertezza.
Many people think that is enough to pronounce the word democracy to live free and in peace. And this is a widespread illusion, the one that does not allow democracy to tend to perfection but which degenerate it in its certainty. And so we are surrounded by priests of democracy that are, in reality, dangerous sorcerers of an absolute and unnatural truth. Democracy must confront the historical changes, with the evolution and involution of the stories of peoples and, in them, it find its maximum legitimization. In uncertainty.
Many people think that is enough to pronounce the word democracy to live free and in peace. And this is a widespread illusion, the one that does not allow democracy to tend to perfection but which degenerate it in its certainty. And so we are surrounded by priests of democracy that are, in reality, dangerous sorcerers of an absolute and unnatural truth. Democracy must confront the historical changes, with the evolution and involution of the stories of peoples and, in them, it find its maximum legitimization. In uncertainty.
Democrazia e mondo--della-vita - Democracy and world-of-life (Marco Emanuele)
Siamo abituati a pensare la democrazia come un modello. Così facendo, separiamo la democrazia dal mondo-della-vita e la viviamo come una certezza non discutibile; invece, la democrazia è per natura un processo incerto che si incarna in ogni contesto differente, caratterizzato da alcuni principi e da alcuni vantaggi validi universalmente.
La cura della democrazia è la cura del mondo-della-vita; e la libertà, che ci permette di vivere pienamente, è il frutto di tale cura. La democrazia, in buona sostanza, è lo specchio della nostra responsabilità di persone umane.
We usually think democracy as a model. In doing so, we separate democracy from the world-of-life and we live it as a certainty not debatable; Instead, democracy is by nature an uncertain process that is embodied in each different context, characterized by some principles and some advantages universally valid.
Care of democracy is the care of the world-of-life; and freedom, which enables us to live fully, is the result of such care. Democracy, in essence, is the mirror of our responsibility as human beings.
La cura della democrazia è la cura del mondo-della-vita; e la libertà, che ci permette di vivere pienamente, è il frutto di tale cura. La democrazia, in buona sostanza, è lo specchio della nostra responsabilità di persone umane.
We usually think democracy as a model. In doing so, we separate democracy from the world-of-life and we live it as a certainty not debatable; Instead, democracy is by nature an uncertain process that is embodied in each different context, characterized by some principles and some advantages universally valid.
Care of democracy is the care of the world-of-life; and freedom, which enables us to live fully, is the result of such care. Democracy, in essence, is the mirror of our responsibility as human beings.
Monday, 27 July 2015
Per un'Italia che non si rassegna (Marco Emanuele)
Mi piange il cuore a vedere l'Italia nelle mani di dilettanti globalizzati. Un grande Paese non merita questa mediocrità diffusa. E l'Italia merita anche cittadini che sappiano riprogettare la propria appartenenza, non limitando il proprio sguardo ai confini territoriali. Insomma, l'Italia merita una radicale riforma sistemica, a cominciare da ciascuno di noi.
Siamo portatori sani di grandi tradizioni in vari campi, siamo la patria della cultura, della bellezza, del sapere, dell'innovazione; e sembriamo aver dimenticato tutto questo, rassegnandoci e accontentandoci di ciò che siamo diventati.
Il tema è riprendere in mano il nostro futuro, ricominciando a pensare in termini critici (e non soltanto antagonistici) e non limitandoci a voler cambiare verso ma a cercare di cambiare per davvero e tutti insieme, reintegrandoci come comunità progettante.
Siamo portatori sani di grandi tradizioni in vari campi, siamo la patria della cultura, della bellezza, del sapere, dell'innovazione; e sembriamo aver dimenticato tutto questo, rassegnandoci e accontentandoci di ciò che siamo diventati.
Il tema è riprendere in mano il nostro futuro, ricominciando a pensare in termini critici (e non soltanto antagonistici) e non limitandoci a voler cambiare verso ma a cercare di cambiare per davvero e tutti insieme, reintegrandoci come comunità progettante.
(Istituto fondamentale . Global) YÉMEN :LE COORDONNATEUR HUMANITAIRE CHOQUÉ PAR L'AMPLEUR DES DESTRUCTIONS À ADEN (UN News)
A l';issue d';une visite effectuée à Aden, au sud du Yémen, le Coordonnateur humanitaire pour ce pays, Johannes Van Der Klaauw, s';est déclaré lundi choqué par l';ampleur des destructions causées par les combats et a demandé aux parties au conflit de permettre aux agences humanitaires d';avoir un accès rapide et sans entrave aux personnes dans le besoin.
« Les conséquences humanitaires du conflit au Yémen sont catastrophiques. J';ai pu le constater hier à Aden, où l';intensification des violences et des combats au cours des quatre derniers mois a ravagé la ville, causé des morts et détruit les moyens de subsistance de la majorité de ses habitants », a dit M. Van Der Klaauw dans un communiqué de presse diffusé par le Bureau des Nations Unies pour la coordination des affaires humanitaires (OCHA).
« Les civils paient le plus lourd tribut », a-t-il ajouté, rappelant que le nombre de morts et de blessés dus au conflit pour l';ensemble du pays s';élève à plus de 23.000 personnes.
Selon lui, les dégâts causés aux infrastructures, notamment des hôpitaux, des écoles, des ports et aéroports, des mosquées et des habitations, sont inacceptables et sont contraires à l';obligation qu';ont les parties au conflit de respecter le droit international humanitaire.
« J';appelle de nouveau toutes les parties au conflit à mettre fin aux attaques contre les civils et à mettre fin à la destruction des infrastructures qui sont cruciales pour la fourniture de biens et de services essentiels à la population civile », a insisté le Coordonnateur humanitaire.
Cet appel intervient alors que la coalition menée par l';Arabie saoudite a annoncé une trêve humanitaire unilatérale de cinq jours, renouvelable, à partir de dimanche 26 juillet, à 23h59. Le Secrétaire général de l';ONU, Ban Ki-moon s';est félicité de cette annonce et a exhorté « les Houthis, le Congrès général du peuple et toutes les autres parties prenantes d';accepter cette trêve humanitaire et de la respecter ».
M. Van Der Klaauw a souligné que l';ONU et ses partenaires se sont engagés à intensifier rapidement l';effort humanitaire dans l';ensemble du Yémen.
« A Aden, cela signifie restaurer de toute urgence les services de soins de santé, réparer et entretenir les systèmes d';eau et d';assainissement, fournir des abris d';urgence aux familles déplacées, augmenter la distribution de nourriture et de produits de base tels que des couvertures, des matelas et d';autres articles ménagers », a-t-il dit. « Nous devons ramener les enfants à l';école et fournir un soutien psycho-social aux femmes, aux hommes, aux filles et aux garçons qui ont été témoins et victimes d';une violence indicible dans une ville qui a connu certains des combats les plus sanglants depuis l';escalade du conflit en mars ».
Selon M. Van Der Klaauw, la capacité de la communauté humanitaire à fournir cette assistance dépend d';un accès rapide, sûr et sans entrave aux personnes dans le besoin. Il a souligné qu';en raison des difficultés d';accès actuelles, il a rejoint Aden via Djibouti après un voyage en bateau de douze heures. « Les humanitaires ont besoin d';un accès plus direct et j';appelle toutes les parties au conflit à ouvrir toutes les voies terrestres et à faciliter l';utilisation des ports et aéroports afin de permettre aux agences humanitaires de livrer rapidement les secours nécessaires », a-t-il encore dit.
Il a également rappelé que l';appel de fonds humanitaire pour le Yémen de 1,6 milliard de dollars n';est pour l';instant pourvu qu';à hauteur de 15%. Il a demandé aux bailleurs de fonds de faire preuve de générosité et de solidarité envers le peuple yéménite.
« Les conséquences humanitaires du conflit au Yémen sont catastrophiques. J';ai pu le constater hier à Aden, où l';intensification des violences et des combats au cours des quatre derniers mois a ravagé la ville, causé des morts et détruit les moyens de subsistance de la majorité de ses habitants », a dit M. Van Der Klaauw dans un communiqué de presse diffusé par le Bureau des Nations Unies pour la coordination des affaires humanitaires (OCHA).
« Les civils paient le plus lourd tribut », a-t-il ajouté, rappelant que le nombre de morts et de blessés dus au conflit pour l';ensemble du pays s';élève à plus de 23.000 personnes.
Selon lui, les dégâts causés aux infrastructures, notamment des hôpitaux, des écoles, des ports et aéroports, des mosquées et des habitations, sont inacceptables et sont contraires à l';obligation qu';ont les parties au conflit de respecter le droit international humanitaire.
« J';appelle de nouveau toutes les parties au conflit à mettre fin aux attaques contre les civils et à mettre fin à la destruction des infrastructures qui sont cruciales pour la fourniture de biens et de services essentiels à la population civile », a insisté le Coordonnateur humanitaire.
Cet appel intervient alors que la coalition menée par l';Arabie saoudite a annoncé une trêve humanitaire unilatérale de cinq jours, renouvelable, à partir de dimanche 26 juillet, à 23h59. Le Secrétaire général de l';ONU, Ban Ki-moon s';est félicité de cette annonce et a exhorté « les Houthis, le Congrès général du peuple et toutes les autres parties prenantes d';accepter cette trêve humanitaire et de la respecter ».
M. Van Der Klaauw a souligné que l';ONU et ses partenaires se sont engagés à intensifier rapidement l';effort humanitaire dans l';ensemble du Yémen.
« A Aden, cela signifie restaurer de toute urgence les services de soins de santé, réparer et entretenir les systèmes d';eau et d';assainissement, fournir des abris d';urgence aux familles déplacées, augmenter la distribution de nourriture et de produits de base tels que des couvertures, des matelas et d';autres articles ménagers », a-t-il dit. « Nous devons ramener les enfants à l';école et fournir un soutien psycho-social aux femmes, aux hommes, aux filles et aux garçons qui ont été témoins et victimes d';une violence indicible dans une ville qui a connu certains des combats les plus sanglants depuis l';escalade du conflit en mars ».
Selon M. Van Der Klaauw, la capacité de la communauté humanitaire à fournir cette assistance dépend d';un accès rapide, sûr et sans entrave aux personnes dans le besoin. Il a souligné qu';en raison des difficultés d';accès actuelles, il a rejoint Aden via Djibouti après un voyage en bateau de douze heures. « Les humanitaires ont besoin d';un accès plus direct et j';appelle toutes les parties au conflit à ouvrir toutes les voies terrestres et à faciliter l';utilisation des ports et aéroports afin de permettre aux agences humanitaires de livrer rapidement les secours nécessaires », a-t-il encore dit.
Il a également rappelé que l';appel de fonds humanitaire pour le Yémen de 1,6 milliard de dollars n';est pour l';instant pourvu qu';à hauteur de 15%. Il a demandé aux bailleurs de fonds de faire preuve de générosité et de solidarité envers le peuple yéménite.
Insegnare l'arte del vivere - Teaching the art of living (Marco Emanuele)
Insegnare è una fortuna, insegnare bene è una missione. Ai giovani di oggi, infatti, è importante insegnare l'arte del vivere, la più complessa. Ma, purtroppo, molti insegnanti pensano che insegnare sia trasferire in modo lineare alcune nozioni agli studenti, anche in maniera scollegata fra di loro.
Insegnare l'arte del vivere significa abituare i giovani alla complessità del mondo-della-vita. Significa abituare i giovani, contemporaneamente, ad apprendere - disapprendere - riapprendere. Di fronte alla vita, infatti, molti intellettuali sono profondamente incapaci di conoscere.
Teaching is a fortune, good teaching is a mission. To the young people of today, at the different levels, it is important to teach the art of living, the more complex. But, unfortunately, many teachers think that teaching is a linearly transfer of some concepts to the students, also disconnected between them.
Teaching the art of living means to accustom the young people to the complexity of the world-of-life. It means to accustom the young people, at the same time, to learn - unlearn - relearning. Faced with the complexity of life, in fact, many intellectuals are profoundly incapable of knowing.
Insegnare l'arte del vivere significa abituare i giovani alla complessità del mondo-della-vita. Significa abituare i giovani, contemporaneamente, ad apprendere - disapprendere - riapprendere. Di fronte alla vita, infatti, molti intellettuali sono profondamente incapaci di conoscere.
Teaching is a fortune, good teaching is a mission. To the young people of today, at the different levels, it is important to teach the art of living, the more complex. But, unfortunately, many teachers think that teaching is a linearly transfer of some concepts to the students, also disconnected between them.
Teaching the art of living means to accustom the young people to the complexity of the world-of-life. It means to accustom the young people, at the same time, to learn - unlearn - relearning. Faced with the complexity of life, in fact, many intellectuals are profoundly incapable of knowing.
Ricercare nella complessità - Research in complexity (Marco Emanuele)
La ricerca nella complessità è ricerca globale. Ogni realtà della vita è una realtà complessa, sintesi continua della interrelazione dei suoi processi costitutivi ed evolutivi e comprensibile soltanto attraverso un pensiero complesso, multidimensionale, transdisciplinare, integrante.
Oggi confondiamo ciò che è globale con ciò che è globalizzato, confondiamo i processi della vita con la voglia di dominarla, costruendo modelli che rispondono a logiche soltanto lineari e che non comprendono, per affrontarla, la complessità di ciò che ci circonda. Complessità che è, anzitutto, la nostra di persone umane.
The research in complexity is global research. Every reality of life is a complex, continuous synthesis of the interrelation of its constituent and evolutionary processes and it is understandable only through a complex, multidimensional, transdisciplinary, integrant thought.
Today we confuse what is global with what is globalized and, also, we confuse the processes of life with the desire to dominate them, building models based on a linear logic that do not include the complexity of what surrounds us. Complexity which is, first of all, our of human persons.
Oggi confondiamo ciò che è globale con ciò che è globalizzato, confondiamo i processi della vita con la voglia di dominarla, costruendo modelli che rispondono a logiche soltanto lineari e che non comprendono, per affrontarla, la complessità di ciò che ci circonda. Complessità che è, anzitutto, la nostra di persone umane.
The research in complexity is global research. Every reality of life is a complex, continuous synthesis of the interrelation of its constituent and evolutionary processes and it is understandable only through a complex, multidimensional, transdisciplinary, integrant thought.
Today we confuse what is global with what is globalized and, also, we confuse the processes of life with the desire to dominate them, building models based on a linear logic that do not include the complexity of what surrounds us. Complexity which is, first of all, our of human persons.
(Istituto fondamentale - Global) BURUNDI : L';ONU ESTIME QUE L'ENVIRONNEMENT GÉNÉRAL N'ÉTAIT PAS PROPICE À DES ÉLECTIONS CRÉDIBLES (UN News)
La Mission d';observation électorale des Nations Unies au Burundi (MENUB) a estimé dans des conclusions rendues publiques lundi que l';environnement général dans le pays n';était pas propice au déroulement d';un processus électoral libre, crédible et inclusif.
L';élection présidentielle qui a été reportée à deux reprises a eu lieu le 21 juillet 2015 et a fait suite aux élections législatives et locales qui se sont déroulées le 29 juin 2015.
Selon la presse, le Président sortant Pierre Nkurunziza a été réélu dès le premier tour. Sa candidature a un troisième mandat, qui était contestée par ses opposants, a entraîné une grave crise politique ces derniers mois. Des dizaines de milliers de Burundais ont fui vers les pays voisins pour échapper aux violences.
« Même si le jour du scrutin était paisible et les opérations conduites d';une manière adéquate, l';environnement n';était pas propice au déroulement d';un processus électoral libre, crédible et inclusif », a souligné la MENUB, notant que la liberté de la presse a fait l';objet de sévères restrictions et que les médias publics n';ont pas assuré une couverture équilibrée aux candidats en compétition.
La Mission a rappelé que l';élection présidentielle a eu lieu « dans un climat de profonde méfiance entre les partis politiques » et que la décision du Président sortant de briguer un nouveau mandat « a plongé le pays dans une crise politique et socio-économique ».
« La décision de la Cour Constitutionnelle déclarant recevable la candidature du Président à un troisième mandat, n';a pas permis de résoudre le problème politique plus large de la limite des mandats présidentiels au Burundi et a eu pour effet d';exacerber la controverse, les manifestations et les tensions », a ajouté la MENUB. « Les libertés d';expression, de réunion et d';association, conditions essentielles à l';exercice effectif du droit de vote, ont été sévèrement entravées. Les violences, bien que moins intenses par rapport à la période précédant les élections du 29 juin ont toutefois marqué de façon regrettable ce processus ».
La Mission a noté par ailleurs que les différents efforts visant à promouvoir le dialogue, y compris la récente initiative de la Communauté d';Afrique de l';Est (CAE) sous la direction du Président ougandais Yoweri Museveni n';ont pas été concluants.
Dans ce contexte, la MENUB a tenu à rappeler l';appel lancé par le Secrétaire général de l';ONU, Ban Ki-moon, « demandant l';arrêt de toutes formes de violence, le respect des droits de l';homme ainsi que la reprise du dialogue ».
L';élection présidentielle qui a été reportée à deux reprises a eu lieu le 21 juillet 2015 et a fait suite aux élections législatives et locales qui se sont déroulées le 29 juin 2015.
Selon la presse, le Président sortant Pierre Nkurunziza a été réélu dès le premier tour. Sa candidature a un troisième mandat, qui était contestée par ses opposants, a entraîné une grave crise politique ces derniers mois. Des dizaines de milliers de Burundais ont fui vers les pays voisins pour échapper aux violences.
« Même si le jour du scrutin était paisible et les opérations conduites d';une manière adéquate, l';environnement n';était pas propice au déroulement d';un processus électoral libre, crédible et inclusif », a souligné la MENUB, notant que la liberté de la presse a fait l';objet de sévères restrictions et que les médias publics n';ont pas assuré une couverture équilibrée aux candidats en compétition.
La Mission a rappelé que l';élection présidentielle a eu lieu « dans un climat de profonde méfiance entre les partis politiques » et que la décision du Président sortant de briguer un nouveau mandat « a plongé le pays dans une crise politique et socio-économique ».
« La décision de la Cour Constitutionnelle déclarant recevable la candidature du Président à un troisième mandat, n';a pas permis de résoudre le problème politique plus large de la limite des mandats présidentiels au Burundi et a eu pour effet d';exacerber la controverse, les manifestations et les tensions », a ajouté la MENUB. « Les libertés d';expression, de réunion et d';association, conditions essentielles à l';exercice effectif du droit de vote, ont été sévèrement entravées. Les violences, bien que moins intenses par rapport à la période précédant les élections du 29 juin ont toutefois marqué de façon regrettable ce processus ».
La Mission a noté par ailleurs que les différents efforts visant à promouvoir le dialogue, y compris la récente initiative de la Communauté d';Afrique de l';Est (CAE) sous la direction du Président ougandais Yoweri Museveni n';ont pas été concluants.
Dans ce contexte, la MENUB a tenu à rappeler l';appel lancé par le Secrétaire général de l';ONU, Ban Ki-moon, « demandant l';arrêt de toutes formes de violence, le respect des droits de l';homme ainsi que la reprise du dialogue ».
(Istituto fondamentale - Global) L'ACCORD SUR LE FINANCEMENT DU DÉVELOPPEMENT EST CRUCIAL POUR LA PROSPÉRITÉ MONDIALE, SELON BAN KI-MOON (UN News)
Alors que l';Assemblée générale des Nations Unies devait formellement adopter lundi l';accord conclu à Addis-Abeba sur le financement du développement, le Secrétaire général de l';ONU, Ban Ki-moon, a souligné une nouvelle fois l';importance de cet accord pour la prospérité mondiale future.
Le Programme d';action d';Addis-Abeba a été conclu mi-juillet à l';issue de négociations acharnées entre Etats participant à la Conférence sur le financement du développement dans la capitale éthiopienne. Cet accord contient une série de mesures pour réformer les pratiques mondiales du financement du développement durable.
« En approuvant le document final de la Troisième Conférence internationale sur le financement du développement, nous lançons une nouvelle ère de coopération et de partenariat global », a déclaré lundi M. Ban dans un discours devant l';Assemblée générale des Nations Unies.
Selon lui, cet accord est déterminant pour le succès du Sommet qui doit adopter les objectifs de développement durable à New York, en septembre, et pour le succès du Sommet sur le climat à Paris, en décembre.
Le Secrétaire général a rappelé que le Programme d';action d';Addis-Abeba fournit des incitations à investir dans les secteurs où il y a des besoins et aligne les flux et les politiques de financement avec les priorités économiques, sociales et environnementales.
Outre l';accord final de la Conférence d';Addis-Abeba, d';autres initiatives ont été lancées, dont l';Initiative fiscale d';Addis, un engagement accru des banques de développement et un nouveau partenariat de financement pour la santé des femmes et des enfants.
Selon Ban Ki-moon, le Programme d';action fournit « une base solide pour soutenir le programme de développement de l';après 2015 ». Il fournit aussi « un solide mécanisme de reddition des comptes ».
« Nous sommes engagés résolument sur la voie d';un monde plus prospère, plus juste et plus durable pour cette génération et les générations futures », a-t-il conclu.
Le Secrétaire général a par ailleurs salué la mémoire du Représentant permanent de Djibouti auprès des Nations Unies, Roble Olhaye, qui est décédé le 22 juillet 2015. Celui que l';on qualifiait avec humour de « représentant éternel » représentait son pays auprès de l';Organisation depuis 1988, a rappelé M. Ban dans un discours prononcé lors d';un hommage rendu à l';Assemblée générale.
Le Programme d';action d';Addis-Abeba a été conclu mi-juillet à l';issue de négociations acharnées entre Etats participant à la Conférence sur le financement du développement dans la capitale éthiopienne. Cet accord contient une série de mesures pour réformer les pratiques mondiales du financement du développement durable.
« En approuvant le document final de la Troisième Conférence internationale sur le financement du développement, nous lançons une nouvelle ère de coopération et de partenariat global », a déclaré lundi M. Ban dans un discours devant l';Assemblée générale des Nations Unies.
Selon lui, cet accord est déterminant pour le succès du Sommet qui doit adopter les objectifs de développement durable à New York, en septembre, et pour le succès du Sommet sur le climat à Paris, en décembre.
Le Secrétaire général a rappelé que le Programme d';action d';Addis-Abeba fournit des incitations à investir dans les secteurs où il y a des besoins et aligne les flux et les politiques de financement avec les priorités économiques, sociales et environnementales.
Outre l';accord final de la Conférence d';Addis-Abeba, d';autres initiatives ont été lancées, dont l';Initiative fiscale d';Addis, un engagement accru des banques de développement et un nouveau partenariat de financement pour la santé des femmes et des enfants.
Selon Ban Ki-moon, le Programme d';action fournit « une base solide pour soutenir le programme de développement de l';après 2015 ». Il fournit aussi « un solide mécanisme de reddition des comptes ».
« Nous sommes engagés résolument sur la voie d';un monde plus prospère, plus juste et plus durable pour cette génération et les générations futures », a-t-il conclu.
Le Secrétaire général a par ailleurs salué la mémoire du Représentant permanent de Djibouti auprès des Nations Unies, Roble Olhaye, qui est décédé le 22 juillet 2015. Celui que l';on qualifiait avec humour de « représentant éternel » représentait son pays auprès de l';Organisation depuis 1988, a rappelé M. Ban dans un discours prononcé lors d';un hommage rendu à l';Assemblée générale.
SOUDAN DU SUD : LE CHEF DE L;HUMANITAIRE DE L'ONU APPELLE À LA FIN DES COMBATS (UN News)
A l';issue d';une visite de quatre jours au Soudan du Sud, le Secrétaire général adjoint des Nations Unies aux affaires humanitaires, Stephen O';Brien, a appelé ce weekend toutes les parties au conflit dans ce pays à déposer les armes et à s';engager à une paix durable pour stopper une crise humanitaire qui ne cesse de s';aggraver.
Lors de sa visite, M. O';Brien a rencontré des partenaires humanitaires, des responsables gouvernementaux et la communauté diplomatique, et a rendu visite à des communautés affectées par le conflit à Juba et dans l';Etat d';Unity.
« Je suis profondément choqué par ce que j';ai vu. Des civils innocents sont les principales victimes de cette guerre brutale », a déclaré M. O';Brien. « Des familles ont subi de terribles atrocités - y compris le meurtre, l';enlèvement et le recrutement d';enfants dans des groupes armés. Des femmes et des jeunes filles ont été battues, violées et brûlées. Des communautés entières ont perdu leurs maisons et leurs moyens de subsistance. Beaucoup de gens sont affamés, vivant dans des marécages ou dans des buissons, se cachant car ils ont peur. Ce cycle de violence insensé doit cesser ».
Le chef de l';humanitaire de l';ONU a appelé les dirigeants des factions belligérantes à assumer leurs responsabilités en ce qui concerne leurs actes et ceux commis en leur nom.
Il a rappelé que les conséquences humanitaires de ce long conflit de près de 20 mois au Soudan du Sud sont graves. Environ 4,6 millions de personnes sont confrontées à une grave insécurité alimentaire et plus de deux millions de personnes, dont la moitié sont des enfants, ont fui leurs maisons.
« Les besoins humanitaires sont plus élevés que jamais et nous ne pouvons pas attendre », a dit M. O';Brien. « Je demande à la communauté internationale d';agir maintenant pour éviter une tragédie humanitaire encore plus grande au Soudan du Sud ».
Lors de sa visite, M. O';Brien a rencontré des partenaires humanitaires, des responsables gouvernementaux et la communauté diplomatique, et a rendu visite à des communautés affectées par le conflit à Juba et dans l';Etat d';Unity.
« Je suis profondément choqué par ce que j';ai vu. Des civils innocents sont les principales victimes de cette guerre brutale », a déclaré M. O';Brien. « Des familles ont subi de terribles atrocités - y compris le meurtre, l';enlèvement et le recrutement d';enfants dans des groupes armés. Des femmes et des jeunes filles ont été battues, violées et brûlées. Des communautés entières ont perdu leurs maisons et leurs moyens de subsistance. Beaucoup de gens sont affamés, vivant dans des marécages ou dans des buissons, se cachant car ils ont peur. Ce cycle de violence insensé doit cesser ».
Le chef de l';humanitaire de l';ONU a appelé les dirigeants des factions belligérantes à assumer leurs responsabilités en ce qui concerne leurs actes et ceux commis en leur nom.
Il a rappelé que les conséquences humanitaires de ce long conflit de près de 20 mois au Soudan du Sud sont graves. Environ 4,6 millions de personnes sont confrontées à une grave insécurité alimentaire et plus de deux millions de personnes, dont la moitié sont des enfants, ont fui leurs maisons.
« Les besoins humanitaires sont plus élevés que jamais et nous ne pouvons pas attendre », a dit M. O';Brien. « Je demande à la communauté internationale d';agir maintenant pour éviter une tragédie humanitaire encore plus grande au Soudan du Sud ».
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