(…) Il modo di
pensiero o di conoscenza parcellare, compartimentato, monodisciplinare,
quantificatore ci conduce a un’intelligenza cieca, nella misura stessa in cui
la normale attitudine umana a collegare le conoscenze vi si trova sacrificata a
vantaggio della normale attitudine a separare. Dobbiamo pensare l’insegnamento
a partire dalla considerazione degli effetti sempre più gravi dell’iperspecializzazione
dei saperi e dell’incapacità ad articolarli gli uni agli altri. L’iperspecializzazione
impedisce di vedere il globale (che frammenta in particelle) così come l’essenziale
(che dissolve). I problemi essenziali non sono mai parcellari e i problemi
globali sono sempre più essenziali. Perdiamo l’attitudine a globalizzare, cioè
a introdurre le conoscenze in un insieme più o meno organizzato. Orbene, le
condizioni di ogni conoscenza pertinente sono appunto la contestualizzazione,
la globalizzazione. (…)
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