Questo mondo è serenamente fondato sulla
simulazione e sull’inganno. Lo dice il profugo, considerato un diverso da noi
che neghiamo le differenze, facendoci “in-differenti”.
Lo dice il fedele, confessato da
sacerdoti che dovrebbero “risolvere” la propria vita prima di dedicarsi a quelle
degli altri. Lo dice lo spettatore, beato prigioniero di una informazione che
diventa fiction e viceversa. Insomma, fingiamo e ci lasciamo ingannare, quasi
provando un piacere gioioso e giocoso a fare della nostra esistenza un “gioco
di ruolo”, dimenticando la vita. Siamo vittime di una doppia degenerazione:
riduciamo la vita all’esistenza e riduciamo l’esistenza ad un “gioco di ruolo”.
Usiamo tutto ciò che ci qualificherebbe come “esseri
umani” per negarlo: i sentimenti, le mediazioni, i talenti, le visioni. Arriviamo
fino al punto di fare della libertà un “oggetto certo”, dogmatizzandola e così privandola della sua sacralità. Siamo “ipocriti
degeneranti” o, se preferite, “primitivi progrediti”.
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