L’Ipocrisia
dominante prende forma, anzitutto, nel nostro linguaggio: ci comunichiamo
rilassanti falsità, basti pensare alle espressioni “società civile” e “comunità
internazionale”. Non tanto per il loro
significato, anche nobile, queste espressioni appaiono oggi come descrizioni
della irrealtà che abbiamo costruito per negare a noi stessi la degenerazione
che ci appartiene e che ci circonda; si tratta, potremmo dire, di “espressioni
rifugio”. Di fronte ai drammi della storia rivolgiamo appelli alla “comunità
internazionale”, essa stessa responsabile dei disastri che dovrebbe riparare;
di fronte alla “politica dimenticata” ci rivolgiamo, come presunto toccasana,
ad una “società civile” altrettanto mediocre e corrotta. Siamo “esistenti”,
senza progetto e senza visione ma con molti falsi "alibi", a cominciare dalle parole
che utilizziamo per auto-giustificare il disumano che sta trionfando.
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