La riappropriazione consiste nel prendere consapevolezza che la
conoscenza è integrazione continua dei saperi, delle competenze, delle
esperienze. In quanto esseri umani siamo “vocati” alla conoscenza, a cercare di
non perderci nulla del “reale creato” perché tutto ciò che esiste ha un senso,
nel bene e nel male. Definisco la riappropriazione come una “strategia necessaria”
e come il primo passo per restituire un’anima complessa alla politica; fare
politica è anzitutto conoscere e conoscere è qualcosa di diverso dall’essere
informati. Oggi possiamo dire di essere informati pressoché su tutto ma urge
domandarci: quanto conosciamo dei mondi che evolvono, quanto percorriamo le
complessità dei fenomeni globali, quanto apriamo il nostro guardo alla
globalità ? E, anzitutto: quanto siamo consapevoli della nostra complessità,
ora che le nostre presunte onnipotenza e onniscienza ci hanno portato sull’orlo
del baratro, se già non stiamo precipitando verso il disumano ?
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