Abbiamo una
cultura dell’uso strumentale e dello scarto. Facciamo lusinghe alla realtà
alzando la voce sulle miserie che noi stessi generiamo e pratichiamo; siamo
portatori di “verità vuote” e di una “libertà precaria”. Nel vuoto delle nostre
(presunte) verità lasciamo vincere la nostra naturale tensione all’onnipotenza
e, così facendo, facciamo morire la verità della vita che, al contempo, ci chiama
e, se tradita, ci erode nel profondo; è nel nostro sentirci “onnipotenti
dominatori” che usiamo e scartiamo, facendo finta di vivere ed in realtà accelerando
lungo la strada del disumano che è certamente violenza e crudeltà ma che è
anche, e drammaticamente, “in-differenza”, inganno alla vita.
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