Monday 23 November 2015

(Istituto fondamentale) Ritornare all'umanità

Dobbiamo ripartire dalle domande fondamentali e chiederci che cosa siamo diventati. Noi "occidentali" ci riteniamo sviluppati e di questo ci facciamo un vanto, raramente fermandoci a riflettere su quanto stiamo facendo in giro per il mondo e sulle conseguenze che questo comporta (il prezzo che gli altri pagano per il nostro presunto sviluppo).
Voglio sottolineare, ancora una volta, che nulla può giustificare la crudeltà disumana di atti che, come a Parigi, uccidono persone inermi; la tesi secondo la quale l'Isis vendica gli errori dell'Occidente è da respingere al mittente; l'Isis, infatti, è una evidente riproposizione storica dell'esperienza totalitaria.
Detto questo, però,  diciamo con chiarezza e con onestà intellettuale che non possiamo pensare che i nostri comportamenti siano sempre in linea con il principio di umanità. Se quella che chiamiamo globalizzazione  ha permesso a milioni di persone di guadagnare una dignità di vita, è altrettanto vero che, troppo spesso e colpevolmente, il "modello globalizzato" impone "ricette omologanti" senza guardare alla complessità dei processi storici; abbiamo distrutto comunità, mondi vitali, universi relazionali solo per voler imporre un innaturale "universale culturale". E questo è successo in vari ambiti; si pensi, solo per fare un esempio, al grande inganno rappresentato dalla "esportazione della democrazia" e dai gravi danni che questa pratica ha generato.
Ritornare all'umanità non può essere soltanto una retorica enunciazione di principio; si tratta di un lavoro lungo, paziente, complesso; si tratta di rimettere al centro del nostro pensare-agire la persona umana (ogni persona umana) e la comunità (ogni comunità) e di ricostruire il rapporto sinergico e strategico fra persona umana e comunità.

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