I-BRIDGE's blog (Link Campus University's Research Centre on Global Affairs) - editor, Marco Emanuele - Critical thinking, complexity, international relations (Twitter, @Glob_Eye - Facebook, https://www.facebook.com/marco.emanuele.50)
Monday 31 August 2015
Saturday 29 August 2015
Al di là della giungla, la speranza si chiama riappropriazione e innovazione (Marco Emanuele)
Al di là della giungla,
la speranza si chiama riappropriazione e innovazione. Dentro queste parole c’è
tutto il senso della “politica complessa”. Dobbiamo ritrovare una via, anziché
continuare a inseguire quella luce in fondo al tunnel. Non può esserci innovazione senza
riappropriazione, non può esserci politica senza visione; l’innovazione è
“rottura positiva” perché è il “complesso” del Mondo-Della-Vita che riprende
vita in ogni istante tempiterno e globale. E’ innovando che impariamo a
riappropriarci dell’incertezza che si fa progetto storico, che restituiamo
dignità alle nostre incertezze che diventano ricchezza laddove le viviamo con
la tensione alla integrazione. La nostra giungla è la competizione esasperata,
quella che ci fa essere solitari e illusi vincitori di una guerra che ci casca
addosso inevitabilmente.
L’ipocrisia dominante si realizza nella costruzione di un “mondo parallelo” (Marco Emanuele)
L’ipocrisia
dominante si realizza nella costruzione di un “mondo parallelo” e assalito,
assaltato dalla realtà. Un mondo irreale nel quale ci scambiamo finzioni e dove
ci sfruttiamo, competitivi e degeneranti. Un mondo irreale che ha sempre più
bisogno di estraniarsi dalla realtà vera e di alzare il muro della paura e
della necessità, che è anzitutto paura di noi, delle nostre naturali
contraddizioni. Un mondo irreale che, volendo dominare, nega e, lentamente,
annega. Nonostante tutto questo, l’ipocrisia è una scelta e possiamo anche
scegliere di non praticarla; possiamo scegliere la responsabilità della verità,
la sua ricerca, camminando e dialogando, ri-alleandoci e ri-trovandoci, vincendo
la tentazione della certezza delle nostre certezze che provoca, senza dubbio,
smarrimento.
L’Ipocrisia dominante prende forma, anzitutto, nel nostro linguaggio (Marco Emanuele)
L’Ipocrisia
dominante prende forma, anzitutto, nel nostro linguaggio: ci comunichiamo
rilassanti falsità, basti pensare alle espressioni “società civile” e “comunità
internazionale”. Non tanto per il loro
significato, anche nobile, queste espressioni appaiono oggi come descrizioni
della irrealtà che abbiamo costruito per negare a noi stessi la degenerazione
che ci appartiene e che ci circonda; si tratta, potremmo dire, di “espressioni
rifugio”. Di fronte ai drammi della storia rivolgiamo appelli alla “comunità
internazionale”, essa stessa responsabile dei disastri che dovrebbe riparare;
di fronte alla “politica dimenticata” ci rivolgiamo, come presunto toccasana,
ad una “società civile” altrettanto mediocre e corrotta. Siamo “esistenti”,
senza progetto e senza visione ma con molti falsi "alibi", a cominciare dalle parole
che utilizziamo per auto-giustificare il disumano che sta trionfando.
La "libertà precaria" è libertà "non praticata" (Marco Emanuele)
La “libertà precaria” è libertà “non
praticata”. Da queste pagine venga un inno alla liberazione: [dal lat. liberatio -onis]. L’atto,
il fatto di liberare, di liberarsi o di essere liberato (da una soggezione, da
un male, da un vincolo, da un controllo, ecc.) (…) (www.treccani.it). E invece giochiamo al “libero
arbitrio” e godiamo in esso, soggetti “a-storici e a-progettuali”,
semplicistici distruttori di realtà in una finta libertà del tutto
auto-referenziale. Credendoci liberi giochiamo con la realtà, la consideriamo a
nostra disposizione e agiamo per dominarla, senza comprenderla e senza
riappropriarcene in termini progettuali e non dominanti. Chi pensa alla libertà
come liberazione ha “visioni di libertà”, il resto è soltanto finzione, gioco
di ruolo, ipocrisia.
Abbiamo una cultura dell'uso strumentale e dello scarto (Marco Emanuele)
Abbiamo una
cultura dell’uso strumentale e dello scarto. Facciamo lusinghe alla realtà
alzando la voce sulle miserie che noi stessi generiamo e pratichiamo; siamo
portatori di “verità vuote” e di una “libertà precaria”. Nel vuoto delle nostre
(presunte) verità lasciamo vincere la nostra naturale tensione all’onnipotenza
e, così facendo, facciamo morire la verità della vita che, al contempo, ci chiama
e, se tradita, ci erode nel profondo; è nel nostro sentirci “onnipotenti
dominatori” che usiamo e scartiamo, facendo finta di vivere ed in realtà accelerando
lungo la strada del disumano che è certamente violenza e crudeltà ma che è
anche, e drammaticamente, “in-differenza”, inganno alla vita.
Questo mondo è serenamente fondato sulla simulazione e sull'inganno (Marco Emanuele)
Questo mondo è serenamente fondato sulla
simulazione e sull’inganno. Lo dice il profugo, considerato un diverso da noi
che neghiamo le differenze, facendoci “in-differenti”.
Lo dice il fedele, confessato da
sacerdoti che dovrebbero “risolvere” la propria vita prima di dedicarsi a quelle
degli altri. Lo dice lo spettatore, beato prigioniero di una informazione che
diventa fiction e viceversa. Insomma, fingiamo e ci lasciamo ingannare, quasi
provando un piacere gioioso e giocoso a fare della nostra esistenza un “gioco
di ruolo”, dimenticando la vita. Siamo vittime di una doppia degenerazione:
riduciamo la vita all’esistenza e riduciamo l’esistenza ad un “gioco di ruolo”.
Usiamo tutto ciò che ci qualificherebbe come “esseri
umani” per negarlo: i sentimenti, le mediazioni, i talenti, le visioni. Arriviamo
fino al punto di fare della libertà un “oggetto certo”, dogmatizzandola e così privandola della sua sacralità. Siamo “ipocriti
degeneranti” o, se preferite, “primitivi progrediti”.
Oggi più che mai è il tempo delle domande fondamentali (Marco Emanuele)
Oggi più che mai è il tempo delle domande fondamentali. Siamo nel pieno
di una evidente degenerazione della condizione umana e della convivenza e tutti
noi sembriamo incapaci di ritornare alla vita e di condividerla
responsabilmente. Il crollo verso il disumano, nel dominio di una tecnica che
si è fatta cultura e che tende a farsi “natura”, è evidente; da qualunque parte
sembra imperare una crudeltà frutto di una ragione né troppo assente né troppo
presente ma, invece, chiusa e in-differente rispetto alle complessità del
Mondo-Della-Vita. Continuiamo a parlare di crisi, a discutere e a dibattere,
senza considerare che la crisi è parte fondamentale (e indispensabile) del
nostro “essere umani”; ciò che ci riguarda e che ci circonda è, invece, una
profonda degenerazione che si sviluppa, con un apparente paradosso, proprio mentre
esistiamo “in superficie” e non viviamo.
Friday 28 August 2015
Wednesday 26 August 2015
Quanto siamo consapevoli della nostra complessità ? (Marco Emanuele)
La riappropriazione consiste nel prendere consapevolezza che la
conoscenza è integrazione continua dei saperi, delle competenze, delle
esperienze. In quanto esseri umani siamo “vocati” alla conoscenza, a cercare di
non perderci nulla del “reale creato” perché tutto ciò che esiste ha un senso,
nel bene e nel male. Definisco la riappropriazione come una “strategia necessaria”
e come il primo passo per restituire un’anima complessa alla politica; fare
politica è anzitutto conoscere e conoscere è qualcosa di diverso dall’essere
informati. Oggi possiamo dire di essere informati pressoché su tutto ma urge
domandarci: quanto conosciamo dei mondi che evolvono, quanto percorriamo le
complessità dei fenomeni globali, quanto apriamo il nostro guardo alla
globalità ? E, anzitutto: quanto siamo consapevoli della nostra complessità,
ora che le nostre presunte onnipotenza e onniscienza ci hanno portato sull’orlo
del baratro, se già non stiamo precipitando verso il disumano ?
Aderite su twitter @lineestrateg1 a #personacomunita, #politicacomplessa, #statigenerali, #filosofiaprogettoumano
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"Politica complessa" come riappropriazione (Marco Emanuele)
Esistiamo senza comprendere ed accogliere le complessità del
Mondo-Della-Vita. Ciò che è naturalmente alterità, la vita, ci scorre accanto,
parallela. Sembriamo non avvertire il richiamo di un destino comune in noi
(siamo fatti di natura umana, co-apparteniamo al globale), con ogni altro DI
noi (il differente con il quale siamo chiamati a integrarci), con la realtà globalmente
intesa (ciò che, al contempo, ci comprende e ci supera). Dobbiamo vincere la
percezione di uno scorrere parallelo della vita, riappropriarci della nostra
storia personale come parte di una Storia più ampia, ricongiungerci con ciò che
ci circonda e che, in realtà, ci percorre fin nei nostri misteri più intimi e a
volte imperscrutabili. E’ questa “riappropriazione necessaria” che costituisce
il primo ambito di riflessione di quella che chiamiamo “politica complessa”.
Risulta chiaro, avviando così questa riflessione, che la “politica
complessa” è anzitutto ricerca e costruzione di processi di riappropriazione
del globale in noi. Se scegliamo la globalità, scegliamo di appartenere alla
vita, di rifletterci in essa e di volerla conoscere, mai restando sulla
superficie dell’esistenza. Esistere è stare al mondo senza il rischio della
profondità, è aderire alla semplificazione e alla riduzione, è tradire la
nostra natura.
Tuesday 25 August 2015
L'ansia di comprendere tutto è espressione della nostra degenerazione (Marco Emanuele)
Se pensiamo di poter comprendere tutto riduciamo la condizione umana e la convivenza alla competizione dominante. E questo è il nostro grande errore, il non comprendere la nostra incompletezza e, di conseguenza, il non riconoscere il valore profondo della naturale e necessaria "cooperazione progettuale".
Insistiamo sulla "ragione aperta" perché quella è il talento che ci permette di "vivere politicamente", ripensando la politica per rifondarla in senso complesso (progettuale e progettante, visionario), restituendole senso, dignità e globalità.
Nel delirio della nostra presunta onniscienza e onnipotenza "accettiamo" di degenerare. Siamo "preistorici progrediti", ostaggi della linearità, indifferenti, irresponsabili, portatori malsani di un'idea autoritaria e totalitaria che vive dentro di noi e che, ancora oggi e sotto forma di una mentalità tecnocratica per sua natura fondamentalista, contagia la Storia lasciando vincere il disumano (da qualunque tradizione culturale esso provenga).
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Insistiamo sulla "ragione aperta" perché quella è il talento che ci permette di "vivere politicamente", ripensando la politica per rifondarla in senso complesso (progettuale e progettante, visionario), restituendole senso, dignità e globalità.
Nel delirio della nostra presunta onniscienza e onnipotenza "accettiamo" di degenerare. Siamo "preistorici progrediti", ostaggi della linearità, indifferenti, irresponsabili, portatori malsani di un'idea autoritaria e totalitaria che vive dentro di noi e che, ancora oggi e sotto forma di una mentalità tecnocratica per sua natura fondamentalista, contagia la Storia lasciando vincere il disumano (da qualunque tradizione culturale esso provenga).
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Nessuna convinzione umana comprende appieno la condizione umana (Marco Emanuele)
Nel nostro percorso di riflessione intorno e dentro alla "politica complessa" vale la pena di soffermarci sull'importanza della "ragione aperta". Nessun nostro punto di vista, nessuna nostra convinzione porta dentro di sé la Verità ma rappresenta un percorso verso e dentro la nostra Verità e la Verità del Mondo-Della-Vita. Per questa ragione, ogni atto umano (atto politico, pensiero/azione, cioè visione) porta dentro di sé la certezza del prevedibile e del materiale e l'incertezza dell'imprevedibile e dell'intangibile. Siamo chiamati, in ogni istante, a problematizzare la nostra vita e a ricrearla nella complessità globale del Mondo-Della-Vita.
La "politica complessa" è un rinnovato sguardo strategico al nostro Vivere-In-Comune, è un atteggiamento progettuale che pone ogni nostra scelta e ogni nostra decisione al confronto con la Verità in cammino della Realtà. Possiamo ancora pensarci auto-sufficienti ?
Aderite su twitter @lineestrateg1 a #personacomunita, #politicacomplessa, #statigenerali
La "politica complessa" è un rinnovato sguardo strategico al nostro Vivere-In-Comune, è un atteggiamento progettuale che pone ogni nostra scelta e ogni nostra decisione al confronto con la Verità in cammino della Realtà. Possiamo ancora pensarci auto-sufficienti ?
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Il dogma della concretezza (Marco Emanuele)
I sacerdoti del pensiero lineare, portatori di una presunta Verità globalizzata, ci portano a riflettere sopra la realtà, a dominarla. E questa riflessione si rivela profondamente e pericolosamente irreale.
Da questo blog ragioniamo dei fondamenti della "politica complessa" e, nel ragionare, incontriamo il dogma della concretezza; ci troviamo quasi imbarazzati a pensare, a porre questioni fondamentali in un momento storico nel quale la soluzione dei problemi viene prima della comprensione degli stessi. Ci dicono che dobbiamo essere concreti e risolutivi, che non possiamo perdere tempo. Ed è qui, in questa velocità senza visione, che comincia la nostra degenerazione.
Il nostro pensiero è che perdiamo tempo laddove non lo rigeneriamo attraverso la riflessione, laddove il fare non si ricongiunge al "pensare lungo" e al "pensare alto" che, nell'idea di "politica complessa", è pensare popolare, incarnato, contraddittorio, vitale, integrante. La concretezza è in ogni istante di vita come sintesi dell'esistito nell'esistere in cammino, del conosciuto nel non ancora conosciuto, del pensato nel suo perenne ripensamento.
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Da questo blog ragioniamo dei fondamenti della "politica complessa" e, nel ragionare, incontriamo il dogma della concretezza; ci troviamo quasi imbarazzati a pensare, a porre questioni fondamentali in un momento storico nel quale la soluzione dei problemi viene prima della comprensione degli stessi. Ci dicono che dobbiamo essere concreti e risolutivi, che non possiamo perdere tempo. Ed è qui, in questa velocità senza visione, che comincia la nostra degenerazione.
Il nostro pensiero è che perdiamo tempo laddove non lo rigeneriamo attraverso la riflessione, laddove il fare non si ricongiunge al "pensare lungo" e al "pensare alto" che, nell'idea di "politica complessa", è pensare popolare, incarnato, contraddittorio, vitale, integrante. La concretezza è in ogni istante di vita come sintesi dell'esistito nell'esistere in cammino, del conosciuto nel non ancora conosciuto, del pensato nel suo perenne ripensamento.
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Usciamo dal novecento per ripensare la "politica complessa" (Marco Emanuele)
La "politica complessa" è, a mia valutazione, la Politica con la iniziale maiuscola, il ritorno alla natura progettuale della politica stessa. E' inutile scagliarsi contro le attuali concezione e pratica della politica perché il problema e la sfida sono il suo ripensamento per la sua rifondazione. La globalizzazione dominante, la società digitale e le complessità di un mondo percorso da una guerra mondiale a capitoli ci impongono una rinnovata radicalità, prima di tutto in Politica.
In primo luogo, dobbiamo uscire dall'eredità novecentesca dello scontro fra ideologie contrapposte in un contesto di pace non risolta, intervallo fra guerre e non progetto storico permanente. Il novecento è stato anche molte altre cose, sulle quali rifletteremo in seguito.
In secondo luogo, lo sforzo comune deve concentrarsi sui fondamenti della "politica complessa". Come ripensiamo, al contempo, l'arte della mediazione e del governo e la scienza della liberazione del progetto umano nel Mondo-Della-Vita ?
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In primo luogo, dobbiamo uscire dall'eredità novecentesca dello scontro fra ideologie contrapposte in un contesto di pace non risolta, intervallo fra guerre e non progetto storico permanente. Il novecento è stato anche molte altre cose, sulle quali rifletteremo in seguito.
In secondo luogo, lo sforzo comune deve concentrarsi sui fondamenti della "politica complessa". Come ripensiamo, al contempo, l'arte della mediazione e del governo e la scienza della liberazione del progetto umano nel Mondo-Della-Vita ?
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Monday 24 August 2015
Stati generali per la Politica Complessa (Marco Emanuele)
Persona, Comunità, Complessità sono le parole-chiave degli Stati generali per la Politica Complessa. Chiamiamo a raccolta quanti credono che la Politica vada ripensata e rifondata.
Il mondo nel quale esistiamo, soltanto globalizzato e competitivo, è dominato da un "pensiero lineare" i cui effetti negativi sono sotto gli occhi di tutti. E, nel dominio, vince solo la guerra. Vorremmo vivere, invece, in un mondo globale e cooperativo nel quale, mediando i rapporti di forza e gli interessi particolari, si possano liberare le meravigliose energie del progetto umano. Dobbiamo ritornare al valore profondo della Persona e della Comunità (e alla loro integrazione sinergica e strategica) e a "respirare" la complessità come energia inesauribile del Mondo-Della-Vita.
Nulla di ciò che è creato ci è estraneo.
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Il mondo nel quale esistiamo, soltanto globalizzato e competitivo, è dominato da un "pensiero lineare" i cui effetti negativi sono sotto gli occhi di tutti. E, nel dominio, vince solo la guerra. Vorremmo vivere, invece, in un mondo globale e cooperativo nel quale, mediando i rapporti di forza e gli interessi particolari, si possano liberare le meravigliose energie del progetto umano. Dobbiamo ritornare al valore profondo della Persona e della Comunità (e alla loro integrazione sinergica e strategica) e a "respirare" la complessità come energia inesauribile del Mondo-Della-Vita.
Nulla di ciò che è creato ci è estraneo.
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Ricostituiamo il rapporto fra persona e comunità (Marco Emanuele)
Le parole "persona" e "comunità" descrivono mondi che sembrano appartenere ad epoche lontane e, invece, sono di un'attualità straordinaria. Persona e comunità sono le due facce di una stessa medaglia, il NOI in perenne compimento. Sempre di più, in ogni istante della nostra vita, ci accorgiamo che ci manca una dimensione globale e che, per necessità o per paura, siamo "costretti" a chiuderci in una innaturale auto-referenzialità e in una presunta auto-sufficienza. Non siamo liberi, intendendo la libertà come liberazione, ma siamo prigionieri dell'eterodirezione dominante, divenendo ciò che altri vogliono per noi, schiacciati sul desiderio del presente, incapaci di visione e di alterità. In buona sostanza, siamo paradossalmente orfani di ciò che ci costituisce "umani", del senso complesso del progetto umano; per questo, urge ricostituire un rapporto sinergico e strategico fra persona e comunità, a cominciare dal ridare dignità alle parole stesse.
Siamo chiamati a rinnovate visioni strategiche (Marco Emanuele)
Siamo chiamati a rinnovate visioni strategiche. Oggi più che mai, prigionieri come siamo del e nel presente competitivo, abbiamo la responsabilità di liberarci dalla "trappola lineare" nella quale siamo costretti ad esistere per ritrovare la piena libertà intesa come liberazione e per ricominciare a vivere.
Le rinnovate visioni strategiche si collocano nell'oltre che già ci percorre e riguardano la comprensione dei "segni dei tempi"; si tratta di ripensare la natura profonda, e profondamente realistica, dei processi del Mondo-Della-Vita e le loro interrelazioni. Nulla di ciò che accade intorno a noi ci è estraneo ed è scollegato dai contesti particolari e dal contesto globale e planetario. Si tratta, allora, di riappropriarci della Storia e di ricongiungere ogni storia personale in essa, al contempo comprendendo che le visioni strategiche devono ritornare ad essere, prima di tutto, "visioni sistemiche".
Le rinnovate visioni strategiche si collocano nell'oltre che già ci percorre e riguardano la comprensione dei "segni dei tempi"; si tratta di ripensare la natura profonda, e profondamente realistica, dei processi del Mondo-Della-Vita e le loro interrelazioni. Nulla di ciò che accade intorno a noi ci è estraneo ed è scollegato dai contesti particolari e dal contesto globale e planetario. Si tratta, allora, di riappropriarci della Storia e di ricongiungere ogni storia personale in essa, al contempo comprendendo che le visioni strategiche devono ritornare ad essere, prima di tutto, "visioni sistemiche".
Viene il tempo del Dialogo nella Conoscenza (Marco Emanuele)
Viene il tempo del Dialogo nella Conoscenza, riappropriarci continuo delle complessità del Mondo-Della-Vita. E' il tempo nel quale comprendiamo che la Vita è integrazione e re-integrazione delle differenze, processo articolato ma necessario perché naturale; noi siamo al mondo per comprendere la Vita e per accoglierne tutte le sfumature, le informalità, le transizioni. E ciò che ci lasciamo sfuggire riducendo e semplificando è indice del disumano che tende a prevalere e che vediamo trionfare nella crudele mediocrità che ci circonda. Diventiamo in-differenti proprio quando crediamo di essere progrediti, drammaticamente tornando alla preistoria della nostra condizione umana. L'in-differenza è, anzitutto, non considerazione delle differenze che compongono il mosaico complesso del Mondo-Della-Vita, è omologazione, è globalizzazione senza globalità.
Sunday 23 August 2015
Per una cooperazione incarnata nelle complessità della condizione umana (Marco Emanuele)
Senza l'impegno personale e condiviso per un "progetto di civiltà" rischiamo di sprofondare ancora di più nella degenerazione dominante. Abbiamo nelle nostre mani la capacità di auto-distruggerci e di auto-rigenerarci e possiamo esercitare il nostro essere "soggetti storici" in un senso o nell'altro. Certo, nell'auto-distruggerci dichiareremmo senza rimedio la sconfitta della nostra responsabilità di esseri umani, cadendo nel disumano e lasciando libero spazio alla regole e alle pratiche di una competizione esasperata e che sempre di più costituisce il ritorno alla legge della giungla. Invece, per auto-rigenerarci, dovremmo accettare la "chiamata" naturale del nostro stare al mondo che, pur prevedendo la necessità per noi di emergere e di avere successo, ci collocherebbe in un contesto di cooperazione incarnato nelle complessità (talenti e contraddizioni che si compenetrano) della condizione umana.
Friday 21 August 2015
Abbiano bisogno di intellettuali del progetto umano, visionari della convivenza (Marco Emanuele)
La vita ha bisogno di essere compresa per essere vissuta. Per questo, è necessario che ciascuno di noi diventi un intellettuale del progetto umano, visionario della convivenza. Non basta più essere informati ma occorre camminare nella Conoscenza, aprire il nostro intelletto alle complessità del progetto umano e porsi in ricerca della verità. Invece noi, nel mondo globalizzato, siamo bombardati di informazioni ma molto raramente conosciamo e ricerchiamo. Esistiamo nella certezza di verità di parte e di queste ci accontentiamo, presunti onniscienti, autosufficienti e pressoché onnipotenti; e, in questa certezza, ci ritroviamo, contrariamente alle nostre convinzioni, infinitamente precari e assai poco flessibili.
Thursday 20 August 2015
Dobbiamo ritornare a condividere il "senso popolare" della vita (Marco Emanuele)
Dobbiamo ritornare a condividere il "senso popolare" della vita, l'antica lezione della riappropriazione in noi delle complessità del Mondo-Della-Vita. Oggi ci interessiamo soltanto a ciò che ci aiuta a risolvere la necessità che domina le nostre esistenze; ma, per ritornare a vivere, occorre uno sforzo diverso, è fondamentale aprire il nostro sguardo e restituire passione alla nostra ragione, relativizzandola. Il dialogo serve proprio a questo, a farci sentire incompleti senza ogni altro DI noi, a darci il senso del nostro percorso umano che non può che essere cooperativo, non dominante né antagonista.
C'è una vita che non conosciamo più (Marco Emanuele)
C'è una vita che non conosciamo più. E' la scelta cooperativa, quella che ci porta ad integrarci, quella nella quale ci riconosciamo reciprocamente umani e e nella quale cerchiamo faticosamente di dialogare per integrarci. La competizione, infatti, si è estesa a tutti gli ambiti della convivenza, fino ai rapporti più intimi, e si è esasperata. Lo vediamo nella globalizzazione, processo senz'altro irreversibile ma necessitante di un'anima globale; una globalizzazione tecnocratica e dominante, come l'attuale, mette in discussione il principio fondamentale di "libertà-liberazione". E questo dovrebbe portare ciascuno di noi a "resistere", ripensando il pensato e riabituandoci a pensare in termini di critici, liberi, complessi.
Wednesday 19 August 2015
Liberiamoci nella piena libertà (Marco Emanuele)
Dobbiamo stare attenti che l'eccessivo presente della "necessità" (della storia che si fa cronaca) ci faccia dimenticare (cancellando i tempi e gli spazi della riflessione) l'importanza di vivere i nostri, ed altrui, processi di valorizzazione e di liberazione progettuale. Se la "necessità" è ineludibile, perché ciascuno di noi è chiamato ad affrontare e a risolvere situazioni di disagio in diversi momenti della propria vita, in qualche modo "resistendo" a forze degenerative, dobbiamo fare in modo che la "necessità" stessa non diventi la caratteristica fondamentale del nostro stare al mondo.
Oggi, nella globalizzazione dominante, abbiamo una innaturale necessità di sicurezza che deriva dall'avere esasperato i nostri particolari punti di vista, in tal modo esasperando antagonismi che comunque esistono e che esisteranno sempre.
Ciò che ci rende particolarmente difficoltoso il vivere è l'in-differenza verso le complessità del Mondo-Della-Vita, l'incapacità di guardare oltre noi, relativizzandoci; è la fatica positiva del ritrovarci in ogni altro DI noi e nella realtà, comprendendo e ri-comprendendo in noi la globalità alla quale apparteniamo, liberandoci nella piena libertà e non facendoci esistere come prigionieri della necessità.
Oggi, nella globalizzazione dominante, abbiamo una innaturale necessità di sicurezza che deriva dall'avere esasperato i nostri particolari punti di vista, in tal modo esasperando antagonismi che comunque esistono e che esisteranno sempre.
Ciò che ci rende particolarmente difficoltoso il vivere è l'in-differenza verso le complessità del Mondo-Della-Vita, l'incapacità di guardare oltre noi, relativizzandoci; è la fatica positiva del ritrovarci in ogni altro DI noi e nella realtà, comprendendo e ri-comprendendo in noi la globalità alla quale apparteniamo, liberandoci nella piena libertà e non facendoci esistere come prigionieri della necessità.
Viaggio nella conoscenza del Mondo-Della-Vita (Marco Emanuele)
Il nostro lavoro è un viaggio nella conoscenza del Mondo-Della-Vita. E, come ogni viaggio, si nutre continuamente e appassionatamente di ciò che ascoltiamo, osserviamo, respiriamo. E' un viaggio nel quale apriamo i sensi alla globalità, liberandoli e reintegrando senza sosta ragione e passione. E' il viaggio in ciò che siamo, nell'umano che si forma e si ri-forma, nell'oltre che già ci percorre. E' un viaggio che include le differenze nel "mosaico in divenire" della condizione umana. Divenendo e dialogando, miglioriamo le nostre imperfezioni e valorizziamo i nostri talenti in chiave progettuale (libera e non dominante) e chiamiamo ogni altro DI noi a migliorarsi e a valorizzarsi e a contribuire a migliorare la convivenza umana.
Tale viaggio, a ben guardare, ci vincola a dare valore al principio di responsabilità, facendoci ritrovare "soggetti storici", titolari di diritti e di doveri ma, soprattutto, capaci di "giudizio storico" sui mondi che evolvono.
Tale viaggio, a ben guardare, ci vincola a dare valore al principio di responsabilità, facendoci ritrovare "soggetti storici", titolari di diritti e di doveri ma, soprattutto, capaci di "giudizio storico" sui mondi che evolvono.
Esigenza filosofica di riconciliare realtà e verità
Si pone un grosso problema alla nostra riflessione; qual è il futuro della filosofia in un' epoca del pensiero "post metafisico" e "anti-metafisico" ? Non si può ridurre la filosofia a pensiero o comunque a "pensiero debole". Dove l'aggettivo "debole" qualifica la nuova filosofia - il pensiero, ridotto sempre più a pura opinione, a visione soggettiva, in un mondo sempre più pluralistico dove la verità è policentrica e polifonica - lasciando emergere un dato positivo, di ricchezza epistemica, legato alla specificità delle discipline, ma anche un problema filosofico che definirei di "sfrangiamento, sfilacciamento/frammentazione del logos". Non è forse un'esigenza del pensiero e della filosofia oggi di riconciliare realtà e verità tramite un atteggiamento "sinfonico" ? (Gennaro Cicchese, L'intellegibilità del reale)
Il nostro progetto strategico (Marco Emanuele)
Il nostro progetto strategico si fonda sulla necessità di condividere le complessità del Mondo-Della-Vita; ciò significa, anzitutto, lavorare insieme per riappropriarci reciprocamente del Mondo-della-Vita in noi.
La caratteristica principale del nostro lavoro è costituita dalla ricerca dentro ad alcune parole ed espressioni chiave: libertà come liberazione, verità, realtà, comunità, complessità, antropologia (non dominante), filosofia (del progetto umano), giudizio storico, metodo, processo, transdisciplinarietà, conoscenza, convivenza, globalità, globalizzazione..
La nostra proposta è di ritornare a condividere un "pensiero complesso" per azioni storiche pertinenti. Per andare al cuore della questione, ciò che vediamo è l'imporsi di una globalizzazione senz'anima globale, soltanto tecnocratica e dominante; una globalizzazione che, al contempo, investe sul cosiddetto "progresso" e disinveste sul senso umano; una globalizzazione nella quale il disumano e la crudeltà sembrano prevalere sull' "umano integrale".
Il nostro progetto strategico è la condivisione di percorsi di dialogo, di ricongiunzione di ciò che è disperso.
La caratteristica principale del nostro lavoro è costituita dalla ricerca dentro ad alcune parole ed espressioni chiave: libertà come liberazione, verità, realtà, comunità, complessità, antropologia (non dominante), filosofia (del progetto umano), giudizio storico, metodo, processo, transdisciplinarietà, conoscenza, convivenza, globalità, globalizzazione..
La nostra proposta è di ritornare a condividere un "pensiero complesso" per azioni storiche pertinenti. Per andare al cuore della questione, ciò che vediamo è l'imporsi di una globalizzazione senz'anima globale, soltanto tecnocratica e dominante; una globalizzazione che, al contempo, investe sul cosiddetto "progresso" e disinveste sul senso umano; una globalizzazione nella quale il disumano e la crudeltà sembrano prevalere sull' "umano integrale".
Il nostro progetto strategico è la condivisione di percorsi di dialogo, di ricongiunzione di ciò che è disperso.
Thursday 13 August 2015
The analysis of what we call crisis (Marco Emanuele)
The analysis of what we call the crisis, which is a real degeneration of the human condition, must be philosophical, research of the truth of the human project in the human project, and anthropological, try to understand the processes of the world- of-life in the different contexts and the dynamics that characterize those processes and that make them evolve. We need a philosophy of the human project and a non-dominant anthropology.
Wednesday 12 August 2015
(Istituto fondamentale - Global) CENTRAFRIQUE:SUR FOND D'ALLÉGATIONS D'ABUS PAR DES CASQUES BLEUS, LE CHEF DE LA MINUSCA DÉMISSIONNE (UN News)
Sur fond de nouvelles allégations d';abus commis par des soldats de la paix en République centrafricaine, le chef de la Mission des Nations Unies dans ce pays (MINUSCA), Babacar Gaye, a présenté sa démission qui a été acceptée par le Secrétaire général de l';ONU, Ban Ki-moon.
« De nouvelles graves allégations sont apparues concernant le comportement de soldats des Nations Unies en République centrafricaine. Je ne saurais exprimer à quel point je suis angoissé, en colère et honteux concernant ces informations répétées d';abus et d';exploitation sexuels commis par des troupes de l';ONU au cours de ces dernières années », a dit M. Ban lors d';un point de presse mercredi au siège de l';ONU.
« Lorsque l';ONU déploie des Casques bleus, nous le faisons pour protéger les personnes les plus vulnérables de la planète dans les lieux les plus pauvres de la planète. Je ne tolèrerai aucune action susceptible de pousser les gens à passer de la confiance à la peur », a-t-il ajouté. « Ceux qui travaillent pour les Nations Unies doivent respecter nos idéaux les plus élevés ».
Le Secrétaire général a déclaré que toute allégation devait faire l';objet d';une enquête complète, rappelant qu';il avait nommé un groupe indépendant externe de haut niveau pour étudier les informations sur ces abus en République centrafricaine et sur la manière dont l';Organisation a réagi et qu';il attendait de recevoir ses conclusions bientôt.
Le chef de l';ONU a indiqué qu';il avait « accepté la démission » de son Représentant spécial Babacar Gaye, chef de la MINUSCA, à qui il a rendu hommage pour ses efforts en faveur de la paix et de la réconciliation en République centrafricaine.
Ban Ki-moon a tenu à préciser que l';exploitation sexuelle était « un fléau global et un problème systémique qui nécessite une réponse systémique ». Il a demandé à la Présidence du Conseil de sécurité d';organiser une réunion spéciale sur la question jeudi. Le chef de l';ONU participera également à une téléconférence avec les hauts responsables des missions de maintien de la paix des Nations Unies pour « souligner leur responsabilité ».
« Je vais répéter que les dirigeants doivent signaler les allégations immédiatement, enquêter de manière complète et agir de manière décisive. Ne pas le faire aura des conséquences claires », a-t-il précisé devant les journalistes. « Je veux des leaders qui savent qu';ils sont responsables de leurs troupes, de leurs policiers et de leurs employés civils. Ils doivent s';assurer également que tous reçoivent une formation concernant les droits de l';homme ».
Le chef de l';ONU a rappelé également qu';il relevait de la responsabilité des Etats membres de faire en sorte que leurs troupes rendent des comptes et que des mesures punitives et préventives soient prises.
Il s';est enfin adressé aux auteurs de crimes pour leur dire que l';ONU fera tout son possible pour les poursuivre et les traduire en justice. Il s';est aussi adressé aux victimes pour leur dire de ne pas avoir honte.
« De nouvelles graves allégations sont apparues concernant le comportement de soldats des Nations Unies en République centrafricaine. Je ne saurais exprimer à quel point je suis angoissé, en colère et honteux concernant ces informations répétées d';abus et d';exploitation sexuels commis par des troupes de l';ONU au cours de ces dernières années », a dit M. Ban lors d';un point de presse mercredi au siège de l';ONU.
« Lorsque l';ONU déploie des Casques bleus, nous le faisons pour protéger les personnes les plus vulnérables de la planète dans les lieux les plus pauvres de la planète. Je ne tolèrerai aucune action susceptible de pousser les gens à passer de la confiance à la peur », a-t-il ajouté. « Ceux qui travaillent pour les Nations Unies doivent respecter nos idéaux les plus élevés ».
Le Secrétaire général a déclaré que toute allégation devait faire l';objet d';une enquête complète, rappelant qu';il avait nommé un groupe indépendant externe de haut niveau pour étudier les informations sur ces abus en République centrafricaine et sur la manière dont l';Organisation a réagi et qu';il attendait de recevoir ses conclusions bientôt.
Le chef de l';ONU a indiqué qu';il avait « accepté la démission » de son Représentant spécial Babacar Gaye, chef de la MINUSCA, à qui il a rendu hommage pour ses efforts en faveur de la paix et de la réconciliation en République centrafricaine.
Ban Ki-moon a tenu à préciser que l';exploitation sexuelle était « un fléau global et un problème systémique qui nécessite une réponse systémique ». Il a demandé à la Présidence du Conseil de sécurité d';organiser une réunion spéciale sur la question jeudi. Le chef de l';ONU participera également à une téléconférence avec les hauts responsables des missions de maintien de la paix des Nations Unies pour « souligner leur responsabilité ».
« Je vais répéter que les dirigeants doivent signaler les allégations immédiatement, enquêter de manière complète et agir de manière décisive. Ne pas le faire aura des conséquences claires », a-t-il précisé devant les journalistes. « Je veux des leaders qui savent qu';ils sont responsables de leurs troupes, de leurs policiers et de leurs employés civils. Ils doivent s';assurer également que tous reçoivent une formation concernant les droits de l';homme ».
Le chef de l';ONU a rappelé également qu';il relevait de la responsabilité des Etats membres de faire en sorte que leurs troupes rendent des comptes et que des mesures punitives et préventives soient prises.
Il s';est enfin adressé aux auteurs de crimes pour leur dire que l';ONU fera tout son possible pour les poursuivre et les traduire en justice. Il s';est aussi adressé aux victimes pour leur dire de ne pas avoir honte.
(Istituto fondamentale - Global) A AMMAN, LA CHEF DU PAM S'INQUIÈTE DU SORT DES RÉFUGIÉS SYRIENS EN JORDANIE (UN News)
La Directrice exécutive du Programme alimentaire mondial (PAM), Ertharin Cousin, qui concluait mercredi une visite en Jordanie, s';est dite préoccupée à cette occasion par la détérioration des conditions de vie des réfugiés syriens dans le pays.
Dans un communiqué de presse rendu public à Amman, la capitale jordanienne, Mme Cousin a expliqué s';être entretenue au cours de sa visite avec des réfugiés syriens en situation de détresse.
« J';ai rencontré Khaldiyeh, une mère seule avec huit enfants qui se bat pour les nourrir et dit qu';elle risque d';être expulsée de chez elle à tout moment parce que le peu d';argent dont elle dispose est dépensé en nourriture pour sa famille », a déploré la Directrice exécutive. « J';ai également rencontré un groupe de garçons nourrissant de grands rêves qu';ils ne pourront sans doute pas réaliser à moins qu';ils soient en mesure d';aller à l';école. A l';heure actuelle, cependant, ils travaillent pour aider à nourrir leurs familles ».
La visite de Mme Cousin est intervenue alors que le PAM vient d';annoncer il y a quelques jours une réduction de l';assistance alimentaire qu';il fournit à près d';un demi-million de réfugiés syriens vivant en dehors des camps en Jordanie, en raison d';un important manque de financement.
Ces réductions de la valeur des coupons alimentaires du PAM, cumulées à la diminution du soutien fourni par d';autres agences humanitaires pour des raisons identiques, ont eu un impact négatif sur la sécurité alimentaire de la majorité des réfugiés, a expliqué la Directrice exécutive. Pour y faire face, nombre d';entre eux ont pris des mesures drastiques, telles que déscolariser leurs enfants pour les mettre au travail ou contracter des dettes élevées.
« Nous lançons un appel à la communauté des donateurs pour qu';elle reconnaisse la souffrance de nos frères et sœurs syriens et continue de donner généreusement, afin que nous puissions aider les familles désespérées jusqu';à ce qu';elles soient en mesure de rentrer chez elles », a appelé Mme Cousin.
La Directrice exécutive du PAM a exprimé sa gratitude envers la générosité dont fait preuve la Jordanie dans son accueil des réfugiés syriens, avant de souligner l';importance pour la communauté international de renforcer son appui au pays.
Le PAM a besoin de 45 millions de dollars pour continuer à fournir une assistance alimentaire vitale à plus d';un demi-million de réfugiés syriens en Jordanie jusqu';à la fin de l';année 2015.
Dans un communiqué de presse rendu public à Amman, la capitale jordanienne, Mme Cousin a expliqué s';être entretenue au cours de sa visite avec des réfugiés syriens en situation de détresse.
« J';ai rencontré Khaldiyeh, une mère seule avec huit enfants qui se bat pour les nourrir et dit qu';elle risque d';être expulsée de chez elle à tout moment parce que le peu d';argent dont elle dispose est dépensé en nourriture pour sa famille », a déploré la Directrice exécutive. « J';ai également rencontré un groupe de garçons nourrissant de grands rêves qu';ils ne pourront sans doute pas réaliser à moins qu';ils soient en mesure d';aller à l';école. A l';heure actuelle, cependant, ils travaillent pour aider à nourrir leurs familles ».
La visite de Mme Cousin est intervenue alors que le PAM vient d';annoncer il y a quelques jours une réduction de l';assistance alimentaire qu';il fournit à près d';un demi-million de réfugiés syriens vivant en dehors des camps en Jordanie, en raison d';un important manque de financement.
Ces réductions de la valeur des coupons alimentaires du PAM, cumulées à la diminution du soutien fourni par d';autres agences humanitaires pour des raisons identiques, ont eu un impact négatif sur la sécurité alimentaire de la majorité des réfugiés, a expliqué la Directrice exécutive. Pour y faire face, nombre d';entre eux ont pris des mesures drastiques, telles que déscolariser leurs enfants pour les mettre au travail ou contracter des dettes élevées.
« Nous lançons un appel à la communauté des donateurs pour qu';elle reconnaisse la souffrance de nos frères et sœurs syriens et continue de donner généreusement, afin que nous puissions aider les familles désespérées jusqu';à ce qu';elles soient en mesure de rentrer chez elles », a appelé Mme Cousin.
La Directrice exécutive du PAM a exprimé sa gratitude envers la générosité dont fait preuve la Jordanie dans son accueil des réfugiés syriens, avant de souligner l';importance pour la communauté international de renforcer son appui au pays.
Le PAM a besoin de 45 millions de dollars pour continuer à fournir une assistance alimentaire vitale à plus d';un demi-million de réfugiés syriens en Jordanie jusqu';à la fin de l';année 2015.
(Istituto fondamentale - Global) BURUNDI: DES ENVOYÉS INTERNATIONAUX DANS LA RÉGION DES GRANDS LACS APPELLENT À LA REPRISE DU DIALOGUE (UN News)
L';Envoyé spécial du Secrétaire général des Nations Unies pour la région des Grands Lacs, Saïd Djinnit, et quatre autres envoyés internationaux ont appelé mercredi à la reprise du dialogue au Burundi qui connaît depuis plusieurs mois une grave crise politique marquée par des violences.
« L';impasse politique et l';instabilité actuelles au Burundi nécessitent retenue, leadership et vision de la part de tous les citoyens concernés du Burundi afin d';empêcher de nouvelles violences. Nous condamnons les récentes attaques et félicitons ceux qui appellent au calme », ont-ils déclaré dans un communiqué de presse conjoint.
« Après des mois de troubles et un processus électoral controversé, le gouvernement burundais peut commencer à restaurer sa crédibilité en s';impliquant dans un dialogue politique inclusif avec les partis politiques, y compris l';opposition et les ';frondeurs'; du CNDD-FDD, ainsi que la société civile », ont-ils ajouté. Le Conseil national pour la défense de la démocratie --;Forces pour la défense de la démocratie (CNDD--;FDD) est le parti au pouvoir au Burundi.
Outre M. Djinnit, les autres envoyés spéciaux internationaux sont : l';Envoyé spécial de l';Union africaine, Ibrahima Fall, l';Envoyé spécial américain pour la région des Grands Lacs d';Afrique, Thomas Perriello, le Coordonnateur principal de l';Union européenne pour la région des Grands Lacs, Koen Vervaeke, et l';Envoyé spécial belge pour la région africaine des Grands Lacs, Frank De Coninck.
Ces envoyés spéciaux ont appelé « à une fin immédiate de la violence, au respect des droits de l';homme et des libertés fondamentales, et à la reprise d';un dialogue politique inclusif ». Ils ont condamné l';assassinat du général Adolphe Nshimirimana, les agressions du défenseur des droits de l';homme Pierre Claver Mbonimpa, du journaliste Esdras Ndikumana et d';autres personnes et ont appelé à ce que les responsables rendent des comptes en respectant une procédure équitable.
Ils ont rappelé que « la violence ne résoudra pas la crise politique au Burundi et ne générera que de l';instabilité » et ont demandé au gouvernement burundais et aux autres parties prenantes politiques à reprendre immédiatement un dialogue politique transparent, inclusif et global. « Un tel dialogue, pour être crédible et efficace, doit aborder les questions fondamentales, y compris le respect des droits de l';homme, la liberté de la presse et les autres libertés fondamentales, et la nécessité d';une meilleure gouvernance inclusive », ont-ils encore dit.
Les envoyés internationaux ont salué les efforts de la Communauté d';Afrique de l';Est (CAE), et notamment de l';Ouganda, avec le soutien de l';Union africaine et des Nations Unies, pour trouver une solution politique et pacifique pour le Burundi. Ils ont jugé inquiétante la décision de l';Assemblée nationale burundaise la semaine dernière d';éliminer les quotas assurant l';équilibre ethnique et la parité hommes-femmes au sein de son comité de direction.
La crise au Burundi dure depuis plusieurs mois depuis la décision du Président Pierre Nkurunziza de se représenter pour un troisième mandat. Ce dernier a été réélu lors du scrutin présidentiel organisé le 21 juillet 2015. Depuis le début de la crise, plus de 200.000 personnes ont fui dans les pays voisins pour échapper aux violences.
« Déjà l';une des plus fragiles au monde, l';économie du Burundi a plongé davantage ces derniers mois et montre peu de signes de reprise en l';absence d';un règlement de la crise politique », ont prévenu les envoyés internationaux.
« Le gouvernement burundais ne peut pas se permettre de continuer sur une voie marquée par l';instabilité, la division, le déclin économique extrême, et la crise humanitaire. Les bailleurs de fonds ont clairement indiqué que leur volonté de continuer à collaborer avec le gouvernement est tributaire des progrès vers le rétablissement de références démocratiques du pays à travers un dialogue sérieux et inclusif », ont-ils ajouté.
« L';impasse politique et l';instabilité actuelles au Burundi nécessitent retenue, leadership et vision de la part de tous les citoyens concernés du Burundi afin d';empêcher de nouvelles violences. Nous condamnons les récentes attaques et félicitons ceux qui appellent au calme », ont-ils déclaré dans un communiqué de presse conjoint.
« Après des mois de troubles et un processus électoral controversé, le gouvernement burundais peut commencer à restaurer sa crédibilité en s';impliquant dans un dialogue politique inclusif avec les partis politiques, y compris l';opposition et les ';frondeurs'; du CNDD-FDD, ainsi que la société civile », ont-ils ajouté. Le Conseil national pour la défense de la démocratie --;Forces pour la défense de la démocratie (CNDD--;FDD) est le parti au pouvoir au Burundi.
Outre M. Djinnit, les autres envoyés spéciaux internationaux sont : l';Envoyé spécial de l';Union africaine, Ibrahima Fall, l';Envoyé spécial américain pour la région des Grands Lacs d';Afrique, Thomas Perriello, le Coordonnateur principal de l';Union européenne pour la région des Grands Lacs, Koen Vervaeke, et l';Envoyé spécial belge pour la région africaine des Grands Lacs, Frank De Coninck.
Ces envoyés spéciaux ont appelé « à une fin immédiate de la violence, au respect des droits de l';homme et des libertés fondamentales, et à la reprise d';un dialogue politique inclusif ». Ils ont condamné l';assassinat du général Adolphe Nshimirimana, les agressions du défenseur des droits de l';homme Pierre Claver Mbonimpa, du journaliste Esdras Ndikumana et d';autres personnes et ont appelé à ce que les responsables rendent des comptes en respectant une procédure équitable.
Ils ont rappelé que « la violence ne résoudra pas la crise politique au Burundi et ne générera que de l';instabilité » et ont demandé au gouvernement burundais et aux autres parties prenantes politiques à reprendre immédiatement un dialogue politique transparent, inclusif et global. « Un tel dialogue, pour être crédible et efficace, doit aborder les questions fondamentales, y compris le respect des droits de l';homme, la liberté de la presse et les autres libertés fondamentales, et la nécessité d';une meilleure gouvernance inclusive », ont-ils encore dit.
Les envoyés internationaux ont salué les efforts de la Communauté d';Afrique de l';Est (CAE), et notamment de l';Ouganda, avec le soutien de l';Union africaine et des Nations Unies, pour trouver une solution politique et pacifique pour le Burundi. Ils ont jugé inquiétante la décision de l';Assemblée nationale burundaise la semaine dernière d';éliminer les quotas assurant l';équilibre ethnique et la parité hommes-femmes au sein de son comité de direction.
La crise au Burundi dure depuis plusieurs mois depuis la décision du Président Pierre Nkurunziza de se représenter pour un troisième mandat. Ce dernier a été réélu lors du scrutin présidentiel organisé le 21 juillet 2015. Depuis le début de la crise, plus de 200.000 personnes ont fui dans les pays voisins pour échapper aux violences.
« Déjà l';une des plus fragiles au monde, l';économie du Burundi a plongé davantage ces derniers mois et montre peu de signes de reprise en l';absence d';un règlement de la crise politique », ont prévenu les envoyés internationaux.
« Le gouvernement burundais ne peut pas se permettre de continuer sur une voie marquée par l';instabilité, la division, le déclin économique extrême, et la crise humanitaire. Les bailleurs de fonds ont clairement indiqué que leur volonté de continuer à collaborer avec le gouvernement est tributaire des progrès vers le rétablissement de références démocratiques du pays à travers un dialogue sérieux et inclusif », ont-ils ajouté.
![Critical thinking against the inordinate Israeli influence on US policies predates Obama and has much wider constituencies, writes Dabashi [Getty]](http://www.aljazeera.com/mritems/imagecache/mbdxxlarge/mritems/Images/2015/8/10/8f52cd2e37c64073bb3ccf314e39cb17_18.jpg)
![While Prime Minister Haider al-Abbadi felt pressure from these protests, they also served as a major embarrassment, writes Marashi [Reuters]](http://www.aljazeera.com/mritems/imagecache/mbdxxlarge/mritems/Images/2015/8/11/6ed48da9d86e4342b85924923d19bca5_18.jpg)
![In less than two years, China has reclaimed more than 810 hectares of land across the S China Sea, writes Heydarian [AP]](http://www.aljazeera.com/mritems/imagecache/mbdxxlarge/mritems/Images/2015/8/9/d31e51af096d4fe6968f9b45656750a7_18.jpg)
My tweets @lineestrateg1 (Marco Emanuele)
Pope Francis tries to restore faith in the world-of-life. Human revolution
My tweets @lineestrateg1 (Marco Emanuele)
We continue to want to quantify and predict the world-of-life. The totalitarian idea is not dead
Tuesday 11 August 2015
(Istituto fondamentale - Global) PAKISTAN : L'UNICEF CONDAMNE LES VIOLS DE CENTAINES D'ENFANTS À KASUR (UN News)
Le Fonds des Nations Unies pour l';enfance (UNICEF) s';est dit épouvanté mardi par les rapports récents faisant état de centaines d';enfants victimes d';abus sexuels pendant plusieurs années dans le district de Kasur, au Pakistan.
Selon la presse, près de quatre cents vidéos pornographiques mettant en scène les viols d';environ 280 mineurs, pour la plupart âgés de moins de 14 ans, viennent d';être saisies dans le district de Kasur. Les faits se seraient déroulés entre 2006 et 2014.
« L';UNICEF est en contact avec les autorités gouvernementales pour tenter de se faire un idée de la dimension de ce crime », a déclaré dans un communiqué de presse rendu public à Katmandou, au Népal, le Directeur régional adjoint de l';UNICEF pour l';Asie du Sud, Philippe Cori.
Tout en exprimant sa sympathie envers les victimes de ces abus, le Directeur régional adjoint a précisé qu';il est impératif pour ces enfants et leurs familles de bénéficier immédiatement de soins appropriés et d';une protection, notamment afin d';éviter un phénomène « victimisation supplémentaire ».
« Aucun enfant ne devrait souffrir de violence, d';abus ou d';exploitation. Les crimes horribles de Kasur soulignent à quel point nous devons tous faire plus pour protéger les enfants contre de tels abus », a-t-il ajouté.
L';UNICEF travaille en étroite collaboration avec les autorités pakistanaises pour prévenir et répondre à de telles situations affectant les enfants, dont la violence et les abus sexuels, a insisté M. Cori.
« Nous saluons les efforts du Pakistan pour lutter contre le problème de la maltraitance des enfants, y compris la signature par le Pakistan et de nombreux autres pays de la déclaration ';Nous protégeons'; visant à mettre fin à l';exploitation sexuelle des enfants sur Internet », a poursuivi le Directeur régional adjoint, tout en se disant prêt à travailler davantage avec les autorités locales et nationales pour accroître ces efforts.
« Nous espérons également que le gouvernement du Pakistan fera tout son possible pour traduire en justice les responsables de ces terribles exactions », a appelé M. Cori.
Selon la presse, près de quatre cents vidéos pornographiques mettant en scène les viols d';environ 280 mineurs, pour la plupart âgés de moins de 14 ans, viennent d';être saisies dans le district de Kasur. Les faits se seraient déroulés entre 2006 et 2014.
« L';UNICEF est en contact avec les autorités gouvernementales pour tenter de se faire un idée de la dimension de ce crime », a déclaré dans un communiqué de presse rendu public à Katmandou, au Népal, le Directeur régional adjoint de l';UNICEF pour l';Asie du Sud, Philippe Cori.
Tout en exprimant sa sympathie envers les victimes de ces abus, le Directeur régional adjoint a précisé qu';il est impératif pour ces enfants et leurs familles de bénéficier immédiatement de soins appropriés et d';une protection, notamment afin d';éviter un phénomène « victimisation supplémentaire ».
« Aucun enfant ne devrait souffrir de violence, d';abus ou d';exploitation. Les crimes horribles de Kasur soulignent à quel point nous devons tous faire plus pour protéger les enfants contre de tels abus », a-t-il ajouté.
L';UNICEF travaille en étroite collaboration avec les autorités pakistanaises pour prévenir et répondre à de telles situations affectant les enfants, dont la violence et les abus sexuels, a insisté M. Cori.
« Nous saluons les efforts du Pakistan pour lutter contre le problème de la maltraitance des enfants, y compris la signature par le Pakistan et de nombreux autres pays de la déclaration ';Nous protégeons'; visant à mettre fin à l';exploitation sexuelle des enfants sur Internet », a poursuivi le Directeur régional adjoint, tout en se disant prêt à travailler davantage avec les autorités locales et nationales pour accroître ces efforts.
« Nous espérons également que le gouvernement du Pakistan fera tout son possible pour traduire en justice les responsables de ces terribles exactions », a appelé M. Cori.
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