Tuesday 24 November 2015

(Istituto fondamentale) Per una "cultura del coinvolgimento"

Una delle evidenze storiche del tempo che stiamo vivendo è la confusione tra gli strumenti e i fini. Si richiamava, nel post precedente, il tema della "esportazione della democrazia"; potremmo anche dire dell'applicazione di "modelli di mercato" come presunte ricette risolutive per le sorti del benessere d'interi popoli; la realtà, a ben guardare, ci dice altre cose. La realtà ci ricorda che il principio di umanità può rinascere soltanto attraverso il coinvolgimento profondo, in ogni scelta, di ogni persona umana e di ogni comunità; c'è bisogno che si formi una "cultura del coinvolgimento" e che si ritorni ad "abbracciare" la complessità della realtà per quella che è.  E' tempo che gli strumenti ritornino a essere tali, servizio alla maturazione e al progressivo radicamento di una "cultura del coinvolgimento".
La "cultura del coinvolgimento" è inclusiva sia all'interno delle singole realtà (integrare le dinamiche per conoscere e comprendere i contesti) sia tra realtà differenti (ripensare il globale come integrazione fra contesti e non come sommatoria degli stessi).
Abbiamo bisogno di una rinnovata consapevolezza; per costruire comunità, infatti, occorre una mentalità antropologica e filosofica, è importante "guardare dentro per guardare oltre". Chi pensa di risolvere i problemi della storia continuando a "imporre" modelli dall'alto è fuori strada; oggi si tratta di fermarci a riflettere e di considerare quanta umanità abbiamo sacrificato sull'altare della nostra "adorata" competizione.

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