Dalla relazione alla integrazione, la
partita che siamo chiamati a giocare è quella della libertà – liberazione per
ogni persona e per ogni popolo e ben si comprende che si tratta di una partita
sul “fine”; oggi, invece, nel nostro delirio di irrealtà, siamo completamente appiattiti
sugli strumenti. Si pensi, infatti, alle infinite e vuote discussioni sulla
democrazia che, ancora, ci ostiniamo a considerare un modello certo e non
discutibile, l’unico in grado di garantire una “giusta” convivenza umana; sia
chiaro, chi scrive è a favore della democrazia e la considera una grande
conquista ma, altresì, pensa che essa vada considerata e vissuta come una
possibilità e non come un dogma. Quanti disastri abbiamo provocato, in giro per
il mondo, in nome della democrazia e grazie alla esportazione della stessa ? Troppo
spesso abbiamo dimenticato, e dimentichiamo, il valore di quei processi di
senso che abbiamo indicato con le parole “relazione – comprensione – conoscenza
- dialogo – integrazione”; troppo spesso
abbiamo pensato, e pensiamo, che quelle parole fossero e siano soltanto buone
intenzioni, che non portassero e che non portino dentro di loro vissuti
complessi e, dunque, visioni, talenti, limiti, tensioni, potenzialità. I valori
non sono altro che gli “altri nomi” della nostra responsabilità storica.
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