Sunday 27 September 2015

Governance globale (Marco Emanuele)

Massimo Gaggi e Marco Galluzzo, sul Corriere del 27 settembre 2015, sottolineano le difficoltà dell'ONU.

Alcune delle missioni che continua a svolgere sono essenziali, ma la sua capacità di incidere sulle nuove crisi sono molto ridotte e le principali novità diplomatiche dell'ultimo anno, dall'accordo nucleare con l'Iran al riavvicinamento Usa-Cuba propiziato dal Vaticano, si sono materializzate lontano dal Palazzo di Vetro. Che è ancora il luogo più importante nel quale si cercano intese per il progresso dell'umanità, ma quella principale in preparazione - il nuovo protocollo planetario contro i mutamenti climatici che dovrebbe essere siglato alla conferenza di Parigi, a dicembre - se si concretizzerà passerà probabilmente alla storia come il patto fortemente voluto da Obama: il presidente americano lo ha promosso con gli impegni presi da Washington, l'accordo degli Usa con la Cina (primo inquinatore mondiale) per la riduzione delle emissioni e le sue pressioni sull'India e altri Paesi responsabili dell'effetto serra. 

Gaggi e Galluzzo scrivono anche della difficoltà dell'ONU sul tema del peacekeeping, dell'appello di Obama a rafforzarlo e dell'impegno del governo italiano (soprattutto con riferimento a Mali, Repubblica Centroafricana, Darfur, fino al Congo, aree dalle quali provengono molti dei migranti e dei profughi che attraversano il Mediterraneo). Insomma, sui grandi problemi planetari l'ONU sembrerebbe incidere sempre di meno.

Il tema che pongono Gaggi e Galluzzo non è, per chi scrive, una buona notizia. Invito tutti a rileggersi il discorso di Papa Francesco all'ONU. C'è, secondo me, l'urgenza di un ripensamento complessivo dei termini, dei contenuti e della organizzazione di una governance globale degna di questo nome.



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