La relazione, lo dicevo, è un rischio: e lo è in senso non negativo ma
di sfida e di opportunità. Troppo spesso ci sfugge il “valore politico” della
relazione, quell’universo di sensibilità, di esperienze, di conoscenze che,
anche inconsapevolmente, ci scambiamo con le persone che incontriamo. So che
può apparire banale o scontato ma se ci fermassimo a riflettere su questi aspetti
della relazione capiremmo quanto di noi ancora non conosciamo, prigionieri come
siamo delle nostre certezze e illusi in esse. Vedo la relazione come la base
dalla quale partire per tentare di costruire una via davvero umana per l’umanità,
una via che prenda atto della inevitabile interrelazione di tutto ciò che vive
nel Mondo-Della-Vita. E’ chiaro che abbiamo bisogno, reciprocamente, di una
rinnovata consapevolezza; non è più sufficiente ammorbidire gli scontri o
trovare compromessi più o meno “nobili”. E’ venuto il tempo di re-immaginare il
mondo come “mondo di relazione”, ritrovando uno spirito cooperativo che ci
aiuti a dare un’anima globale a una globalizzazione che tende al disumano. Se tanti
sono i risultati raggiunti in termini di superamento di povertà materiale,
malattie e quant’altro, troppo grande è il prezzo che stiamo pagando al “dio
lineare” che adoriamo: la crudeltà e la guerra costituiscono la narrazione di
questi anni e il terzo millennio ha di fronte a sé la sfida di rigenerare il
progetto umano nel Mondo-Della-Vita.
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