Saturday, 28 November 2015

(Istituto fondamentale) Il consenso forzato. Mediatizzazione, volontà, ragione

Avvolti in una "mediatizzazione dominante", non conosciamo e non comprendiamo la realtà; questo accade quando i media diventano strumenti del pensiero lineare e servono a dargli "dignità strategica". Anche da questo punto di vista, è sempre più necessario ritrovarci in luoghi comunitari di pensiero per l'azione.
Il mio pensiero sui media comprende e valorizza i grandi sconvolgimenti positivi che sono avvenuti negli ultimi decenni e che hanno portato a importanti innovazioni nelle nostre vite; però, mentre da un lato si sono moltiplicati i "canali di accesso" alla realtà, dall'altro lato si sono drasticamente ridotte le possibilità di conoscerla per comprenderla.
La domanda è: l'attuale sistema mediatico aiuta il formarsi e il consolidarsi di un pensiero critico, dunque libero ? Parlo di "mediatizzazione dominante" perché la mia risposta è no. Basta ascoltare le persone, frequentare i luoghi della socialità quotidiana, per capire il livello di superficialità nel quale siamo immersi; l' "alleanza" fra media e pensiero lineare genera la incapacità di "pensare nella vita", privilegiando un "pensare sulla vita". In questo senso utilizzo l'aggettivo "dominante".
Troppo spesso si "raccontano" le sfide della storia solo per alzare il livello della paura o, al contrario, per diffondere una tranquillità "soporifera"; nulla a che vedere, dunque, con una narrazione della complessità della vita. Tale racconto, per me non pertinente, ci invita, sempre di più, o a rafforzare la voglia di scontro permanente o a privilegiare l'irresponsabilità nel nostro rapporto con la realtà.
Si capisce, dunque, come nella "mediatizzazione dominante", laddove non matura un pensiero critico (libero) sulla realtà globalmente intesa, la ragione e la volontà di ciascuno di noi non trovino terreno fertile per aprirsi e per responsabilizzarsi. La ragione resta "chiusa" e la volontà "impotente". Ne consegue che, senza voler generalizzare, la persona umana del terzo millennio è normalmente molto informata e, allo stesso tempo, incapace di conoscere per decidere; la "mediatizzazione dominante" rallenta la nostra "potenzialità di conoscere" (ognuno a suo modo) e ci rende strumenti di narrazioni "altre"; in questa sorta di "consenso forzato" tradiamo la nostra, e profonda, natura di "soggetti storici".


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