In quanto persone umane, siamo "esseri in divenire". Se partiamo da questo assunto non può esistere, nella vita terrena, una qualsivoglia perfezione; non può esistere in noi né in alcuno dei sistemi politico-istituzionali, economici, culturali, religiosi che organizziamo per il governo della convivenza umana, per sua natura imperfetta e incerta.
Credo che l'idea totalitaria diventi "storica" ogni volta che proviamo a imporre un modello alla realtà senza considerare i processi storici sottostanti; è il pensare che la vita possa essere "modellizzata" e ridotta a un qualcosa di prevedibile e di determinabile, a una sommatoria di eventi meccanici.
La convivenza è imperfetta e incerta perché si fonda sulla persona umana come "essere in divenire"; nulla può determinare il futuro ma la convivenza "si forma" soltanto vivendo, mediando, progettando. La convivenza umana è un tentativo continuo di integrare le differenze che esistono nella realtà e non può mai dirsi compiuto; in tale contesto, la organizzazione della convivenza, in qualunque ambito, non può prescindere da ciò che evolve in essa.
Rispetto alla convivenza, per evitare il ripetersi dei drammi storici generati dall'idea totalitaria (la storia non è maestra), occorre vivere la "prospettiva profonda" della vita; è in tale prospettiva che maturiamo il dubbio circa la nostra presunta perfezione, proprio vivendo le nostre naturali imperfezioni e incertezze.
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