Saturday, 21 November 2015

(Istituto fondamentale) Cultura del dubbio e complessità

Avere dubbi è un segno di grande apertura verso la complessità della condizione umana, è un segno di civiltà. Chi ha dubbi sa che nessun punto di vista, per quanto autorevole, può portare alla comprensione totale della realtà; chi ha dubbi crede nel grande sforzo che occorre fare per tendere all'umano, per cercare di "essere pienamente". In questo mondo fondato sulla certezza competitiva abbiamo smarrito la capacità di scoprire le interrelazioni che caratterizzano la realtà, a cominciare dalla nostra personale; il dubbio ci aiuta a porci domande sulla nostra natura, a renderci flessibili, a superare la naturale tentazione dell'auto-referenzialità, dell'auto-sufficienza, dell'onnipotenza. Quando ci diciamo "umani" in realtà siamo "umani in ricerca", miliardi di "unicità" che cercano l'integrazione per ricongiungersi con la complessità della realtà; il "senso umano" è tale se è condiviso e si inserisce in quella "consapevolezza ecologica" che deriva dall'essere parte della creazione e dalla responsabilità che abbiamo di ri-crearla attraverso la nostra vita. La complessità della realtà ci appartiene ma non la esauriamo ed è il "dubbio di noi" a permetterci di accogliere la nostra imperfezione e la nostra incompiutezza; è il dubbio che, proprio perché siamo imperfetti e incompiuti ma integrabili, ci aiuta a essere "persone - soggetti storici" che cooperano alla ri-creazione del progetto umano nella creazione.


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