Saturday 3 December 2016

Processi Critici - Per una filosofia della ri-appropriazione (di Marco Emanuele)

Lavoriamo per una “filosofia della ri-appropriazione”. Per essere responsabili nella realtà, infatti, dobbiamo maturare un pensiero sistemico di ri-appropriazione della realtà-in-noi che parta, inevitabilmente, dalla conoscenza della realtà stessa.

Conoscere è molto diverso dall’essere informati. Se pensiamo il conoscere “alla francese”, connaitre, e proviamo a scriverlo come “con-naitre”, notiamo che conoscere significa “nascere insieme”, ri-nascere, ri-sorgere nella realtà. E questo è fondamentale perché la nostra responsabilità non può che vivere ed esercitarsi in un quadro di “noi-realtà”, non di un noi che sta al-di-qua di ciò che accade nella storia. Sembra banale dirlo ma, se ci pensiamo e complici vari fattori, se succede una strage in giro per il mondo, il nostro primo pensiero (non certo ingiustificato) va alla domanda “ci sono italiani ?”; noto, solo ad esempio, ben poco coinvolgimento, se non puramente retorico, di fronte alle centinaia di migliaia di vittime della guerra civile siriana. Aggiungo una domanda: ci preoccupiamo dei tanti conflitti dimenticati che insanguinano e sconvolgono interi popoli e il mondo ? In primo luogo, dunque, per essere responsabili dobbiamo conoscere “alla francese”, ri-coinvolgerci (emotivamente e progettualmente) nella realtà.

Dobbiamo conoscere la realtà, certamente, e dobbiamo farlo in maniera sistemica. Quella che chiamiamo globalizzazione, che preferisco definire “interrelazione sistemica globale”, ha bisogno di ri-trovare ragioni culturali e politiche, una strategia di senso globale, prospettive condivise; ciò è necessario perché la realtà che abbiamo di fronte ci dice che non esistono sistemi chiusi o processi storici distaccati dal resto. La domanda è: l’evoluzione tecnologica e informatica “si nutre” di un pensiero in grado di accompagnare i popoli ad utilizzarla in maniera pertinente o viaggia per conto proprio ?; quale è il rapporto tra la velocità e la radicalità dei cambiamenti tecnologici e informatici, la convivenza umana e i sistemi della sua organizzazione (primo fra tutti la democrazia) ?

In terzo luogo, al fine di poter esercitare la nostra responsabilità di ”soggetti storici” (non solo cittadini), sottolineata l’importanza del conoscere e del conoscere in maniera sistemica, dobbiamo lavorare sull’agire, sul nostro diventare “costruttori di realtà”, ri-creatori. Troppe volte parliamo di “interesse generale”, di “bene comune”, ecc., parole ed espressioni positive che ci richiamano all’oltre di noi che, semplicemente (ma non semplicisticamente), è l’altro e la realtà. Se non agiamo nell’oltre non siamo responsabili, se non usciamo da noi per ri-trovarci non siamo “soggetti storici”, non apparteniamo a quel “consesso umano” cui ci “aggrappiamo” facendo appello alla “società civile” o alla “comunità internazionale” che, nei fatti, non esistono.

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