Dobbiamo avere l'onestà intellettuale di uscire dall'ipocrisia. Ci crediamo civilizzati, noi occidentali, e per troppo tempo abbiamo pensato di civilizzare il mondo, lavorando a negare le differenze e omologando e dividendo per dominare. Nessuno nega i grandi progressi che la globalizzazione ha portato all'umanità negli ultimi decenni ma, altrettanto, non possiamo non vedere le diseguaglianze che percorrono il mondo e che, naturalmente, incidono sulla vita dei popoli. Nulla può giustificare ciò che di violento e di crudele sta accadendo in giro per il mondo, e chi prova a farlo è certamente da condannare, ma nessuno può negare che il sistema che abbiamo costruito è fondato su un pensiero unico che, molto spesso, ha tradito la grande tradizione del pensiero occidentale e si è ridotto a essere pensiero lineare. Per troppo tempo abbiamo rifiutato la complessità della realtà e oggi ci ritroviamo a non riuscire a governare, con l'armamentario delle nostre certezze, le minacce asimmetriche che ci piovono addosso e che condizionano la nostra quotidianità. Dobbiamo ripensare profondamente la convivenza umana, in "Stati generali dell'umanità", e combattere il totalitarismo che avanza, senza ambiguità e divisioni. E' l'ora di una rinnovata responsabilità globale.
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