E' ora che le università, che dovrebbero essere i luoghi della Conoscenza, ricomincino a testimoniare l' "universale" e ad "abbracciare" la complessità della vita. Le università, avendo la responsabilità di formare le classi dirigenti, sono i luoghi naturali degli "Stati generali dell'umanità" che rappresentano l'avvio di quel "progetto di civiltà" così necessario nel mondo di oggi; un "progetto di civiltà", ribadisco, che superi l'ansia da civilizzazione che caratterizza questa globalizzazione tecnocratica e non globale. Oggi abbiamo classi dirigenti formate al pensiero lineare e all'iper-specialismo, incapaci di cogliere e di accogliere le sfumature, le informalità e le transizioni della realtà. Le classi dirigenti che auspichiamo, e che occorre formare fin da ora, devono essere in grado di accogliere la realtà nella sua complessità, praticando le integrazioni fra competenze ed esperienze e pensando criticamente. Le Università ritornano a essere "universitas", istituti fondamentali della Conoscenza e della Convivenza, vincendo la tentazione disciplinare.
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