Friday 27 November 2015

(Istituto fondamentale) Massima radicalità, massima essenzialità

Chi ha a cuore la ricerca sa che la verità della realtà non è scritta su alcuna "mappa del tesoro". Rispetto alla realtà, dobbiamo continuare a scavare nel profondo, ricercando sempre di più fino al livello che chiamerei della "massima radicalità" che corrisponde alla "massima essenzialità"; per questa ragione, in precedenti post, ponevo il tema della urgenza di ritornare a porci le domande fondamentali, superando l'ansia da risposte a tutti i costi.
Se torniamo, come dovremmo, alle domande fondamentali, il punto dell'assenza di dubbio (o del dominio della certezza) è fondamentale. Il nostro modo di pensare è, in molti casi, vinto dalle certezze dominanti, da quell'atteggiamento di continuo "riarmo culturale" nei confronti dell'altro vissuto come diverso e non come "differente umano". Insomma, siamo talmente certi di ciò che siamo che possiamo (anzi, non vediamo l'ora) di fare la guerra a chi non la pensa come noi, di considerare "inferiore" il suo universo culturale, di considerarlo "sotto-sviluppato". Questo è il tipico atteggiamento da "ignoranti civilizzati", da "primitivi progrediti".
L'Istituto fondamentale per la Conoscenza e la Convivenza, integrazione di luoghi comunitari di pensiero-azione, è una proposta di lavoro comune che si fonda sulla ricchezza di dubbi e di domande utili a trovare risposte pertinenti. Il mondo a-polare è percorso da sfide che chiedono un approccio innovativo rispetto a quello dell'"azione-reazione"; si tratta, infatti, di accogliere la "sfida della complessità". Ciò, per quanto ovvio, nella considerazione realistica che vi sono situazioni nelle quali bisogna reagire al "dato di fatto" come nel caso dell'Isis come forma di "totalitarismo asimmetrico e globalizzato"; anche in questo caso, però, rimane il problema di conoscere per comprendere e la sfida non potrà dirsi vinta fino a quando non porremo all'evidenza storica e non faremo di tutto per superare (prima di tutto culturalmente e politicamente) i punti di incoerenza che il cosiddetto "occidente" vuole nascondere sotto il tappeto del suo presunto "bene assoluto".



No comments:

Post a Comment