Sunday 27 September 2015

Primi passi per un progetto di civiltà (Marco Emanuele)

Vogliamo essere un luogo della realtà. Ebbene si, sembrerà strano ai "sacerdoti della certezza" ma è necessario cambiare strada, ritornare alla realtà del Mondo-Della-Vita. E' il tempo in cui le tante piccole voci che vogliono ricongiungersi con il progetto umano e con la storia si integrino e lavorino insieme. Abbiamo alcune sfide da accogliere, tra le altre:

- formarci e formare alla complessità del Mondo-Della-Vita. Su questo punto, con tutta evidenza, il problema è nell'ancora dominante "approccio disciplinare" e lineare alla realtà, come se nella realtà esistessero problemi disciplinari e risolvibili solo con la "cultura del risultato". Dobbiamo lavorare sempre di più sulla e nella "transdisciplinarietà", contaminando per fecondare le discipline particolari. Formarci e formare alla complessità significa scegliere la conoscenza che è cosa ben diversa dalle conoscenze. Le Università, in particolare, hanno la responsabilità di tornare a essere i luoghi della conoscenza e non, come accade, la sommatoria di cattedre spesso auto-referenziali e non dialoganti; nelle Università si fa molta fatica a parlare di "transdisciplinarietà" ma, molto spesso, ci si limita alla multi e alla interdisciplinarietà;

- reimparare a dialogare. Il dialogo è un processo profondo, complesso, che mette in discussione il nostro "essere umani", che problematizza le nostre certezze aprendoci a ogni altro DI noi. Il dialogo pone "in comune" il "senso umano", al contempo relativizzando e valorizzando ciò che siamo e calandolo nelle contraddizioni del Mondo-Della-Vita. Nel dialogo ci perdiamo per ritrovarci, esprimiamo la globalità di noi, cooperiamo, conosciamo, cerchiamo di superare l'equivoco dominante di una globalizzazione che ci connette tecnologicamente ma che, sempre di più, ci separa come esseri umani;

- reintegrare approccio qualitativo e approccio quantitativo. Il Mondo-Della-Vita è caratterizzato dall'incertezza e la maggior parte dei processi che lo caratterizzano e che lo percorrono sono non misurabili e non prevedibili. Ogni scelta e ogni decisione personale, fino a quelle che coinvolgono realtà più ampie (le imprese, gli Stati, il mondo) devono fondarsi sulla presa d'atto che non solo ciò che si vede e che si quantifica è reale; ce lo dicono, ad esempio, la degenerazione del pensiero economico, e del governo delle relazioni internazionali. E' così che, reintegrando approccio qualitativo e approccio quantitativo possiamo essere "realisticamente progettuali" e davvero com-prendere la nostra realtà e la realtà globalmente intesa;

- mature "giudizi storici". In un mondo nel quale si scontrano "pre-giudizi reciproci" è importante maturare "giudizi storici". Se l'incontro fra culture differenti (religioni comprese) è inevitabile, andando quella che potremmo definire "società meticcia", il dialogo diventa possibile solo se si alimenta della nostra "responsabilità culturale", frutto di una "ragione aperta" e finalizzato a operare decisioni, mediazioni, negoziati in grado di trovare punti in comune fra posizioni differenti e, a volte, molto distanti.


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