Scrivere di "progetto di civiltà" mi sembra particolarmente necessario e urgente in questo momento storico nel quale abbiamo disimparato a vivere. Ho già scritto che sembriamo "primitivi progrediti", individui che esistono nella competizione esasperata (una sorta di giungla permanente) e non persone che vivono nella cooperazione strategica; lo stato di "primitivi progrediti" si nutre di un "pensiero lineare" che, non calato nelle complessità della vita, resta sulla superficialità delle sfide e dei problemi storici e non si pone il fine di conoscere per comprendere. Il "pensiero lineare" è comodo, irresponsabile e indifferente e sfiora l'esperienza umana, immaginando una "civilizzazione" che è omologazione secondo un modello dominante. Il "progetto di civiltà" al quale pensiamo ha bisogno di un "pensiero complesso" che favorisca, valorizzi e integri autoctoni e originali percorsi di civiltà, facendoli diventare progetto. Il "progetto di civiltà" ha senso solo se si immerge nelle profondità del Mondo-della-Vita, a partire dalle sue contraddizioni, che sono le nostre. Il "progetto di civiltà" chiede il tempo lungo di una riflessione che è ricerca di conoscenza, verità in cammino. Il "progetto di civiltà" lavora a reintegrare l'esperienza umana in un unicum di senso, mai completamente comprensibile, misurabile, prevedibile; esperienza che è, al contempo, conosciuta, conoscibile e misteriosa.
No comments:
Post a Comment