Saturday, 31 October 2015
Friday, 30 October 2015
Thursday, 29 October 2015
Sudan. GRUPPO ARMATO ETIOPE ATTACCA ALLEVATORI DI BESTIAME (Misna)
È di almeno 16 civili sudanesi uccisi il bilancio di scontri lungo la frontiera con l’Etiopia causati, secondo le ricostruzioni, da conflitti per il bestiame. Lo ha reso noto il ministro degli Interni Esmat Abdul Rahman, secondo cui altre 12 persone sono rimaste ferite nell’attacco, avvenuto nello stato di El Gadaref.
Il parlamento di Khartoum ha ordinato il dispiegamento di un contingente delle forze armate per assicurare la protezione del territorio e dei mandriani lungo la frontiera.
Nell’attacco messo a segno da un gruppo armato etiopico – sette persone sono state sequestrate e circa 300 capi di bestiame rubati.
Tanzania. MAGUFULI ELETTO PRESIDENTE, OPPOSIZIONE CONTESTA (Misna)
Il candidato del partito di governo John Magufuli è il nuovo presidente: lo ha annunciato oggi la Commissione elettorale della Tanzania, innescando subito la protesta dell’opposizione, che ha già convocato un corteo nella capitale economica Dar es Salaam.
Stando ai dati ufficiali, il rappresentante del Chama Cha Mapinduzi (Ccm) ha ottenuto oltre il 58% delle preferenze. Fermo al 40% l’ex primo ministro Edward Lowassa, candidato dell’alleanza Ukawa che già ieri aveva denunciato irregolarità e chiesto un annullamento del voto.
Fonti della società civile contattate dalla MISNA riferiscono che il corteo di Dar es Salaam è stato convocato da Chadema, il principale tra i partiti che aderiscono a Ukawa. “La polizia è già dispiegata in forze – aggiungono le fonti – ed è probabile che manifestazioni di protesta vengano organizzate anche ad Arusha e in altre città”. Il Ccm governa la Tanzania da oltre 50 anni ma il voto di domenica scorsa è subito apparso come il più aperto nella storia del paese. Ad accrescere l’incertezza del quadro politico è stato ieri l’annullamento per irregolarità del voto a Zanzibar: nell’arcipelago con status di autonomia gli oppositori del Civic United Front (Cuf) avrebbero ottenuto consensi ampi.
Brasile. CONSIGLIO MISSIONARIO DENUNCIA: NUOVO ATTACCO AI DIRITTI DEI POPOLI INDIGENI (Misna)
Si chiama Pec, Proposta di emendamento alla Costituzione 2015, il nuovo nemico dei popoli indigeni del Brasile. A Palmas, capitale di Tocantins, la prima edizione dei Giochi mondiali dei popoli indigeni è l’occasione per rilanciare una battaglia storica, quella per il diritto al possesso e all’utilizzo esclusivo dei territori ancestrali dei popoli nativi che sopravvivono agli interessi politici ed economici in un contesto da sempre ostile.
“La nuova stesura della Pec 2015 minaccia di essere ancora peggio della precedente” scrive Egon Heck, del segretariato nazionale del Consiglio indigenista Missionario (Cimi). “Originariamente l’emendamento mirava ad assegnare al Congresso la facoltà di decisione sulla demarcazione delle terre indigene che spetta oggi al governo. In realtà – sottolinea Heck – le terre indigene, in base all’articolo 231 della Costituzione appartengono originariamente a questi popoli e al governo spetta stabilirne i limiti e tutelarle”.
Ma l’ultima bozza della Pec 2015 si spinge anche oltre: ritira agli abitanti ancestrali l’usufrutto esclusivo delle risorse naturali presenti nei territori indigeni – su cui ricadono gli appetiti della grande industria estrattiva e dell’agrobusiness – e dà al Congresso il potere di imporre i nuovi criteri a tutte le terre indigene, anche quelle già demarcate, ‘regolarizzate’ o in processo di ‘regolarizzazione’.
“Ovvero: le terre indigene del presente, del passato, del futuro saranno sotto il giogo dei parlamentari, in larga maggioranza anti-indigeni, così come la definizione di qualsiasi diritto degli indios sui loro stessi territori” evidenzia l’esponente del Cimi.
Ma i popoli indigeni brasiliani non si arrendono e sono pronti a intraprendere una nuova lotta per la delimitazione e la protezione delle loro terre tradizionali “che sono sacre per i nostri popoli – ripete il dirigente nativo Antonio Apinajé - e necessarie per l'equilibrio e la sostenibilità del clima sul pianeta Terra".
Ma i popoli indigeni brasiliani non si arrendono e sono pronti a intraprendere una nuova lotta per la delimitazione e la protezione delle loro terre tradizionali “che sono sacre per i nostri popoli – ripete il dirigente nativo Antonio Apinajé - e necessarie per l'equilibrio e la sostenibilità del clima sul pianeta Terra".
Medio Oriente. DUE PALESTINESI UCCISI, AMNESTY “OMICIDI EXTRAGIUDIZIALI” (Misna)
Altri due palestinesi sono stati uccisi dalle forze di sicurezza israeliane (Idf) dopo che avevano tentato di aggredire due coloni nella città di Hebron in Cisgiordania.Lo riferiscono fonti palestinesi e israeliane secondo cui il secondo dei due attacchi sarebbe avvenuto in ‘Shuhada Street’ (la via dei martiri, ndr) non lontano dall’insediamento illegale di Beit Hadassah.
Il primo attacco, questa mattina, si era consumato invece vicino ad un luogo santo per ebrei e musulmani, nella città vecchia: la tomba dei Patriarchi o Moschea di Ibrahimi, un luogo teatro di numerosi attacchi simili nelle ultime settimane.
I due giovani uccisi si chiamavano Farouk Abdel Qader Omar Sidr, di 19 anni e Mahdi Mohammad Ramadan al-Muhtasib di 23. Nel mese di ottobre 60 palestinesi sono stati uccisi nel distretto di Hebron, cinque dei quali erano bambini.
Oggi, l’organizzazione non governativa Amnesty International ha denunciato “una serie di uccisioni illegali di palestinesi da parte delle forze armate israeliane, che hanno fatto ricorso all’uso intenzionale di forza letale senza giustificazione”. L'organizzazione precisa di aver investigato su alcuni incidenti avvenuti a Gerusalemme est e in Cisgiordania e di aver appurato che - in almeno quattro episodi recenti – vittime palestinesi sono state uccise dalle forze di sicurezza israeliane malgrado “non rappresentassero per loro alcun pericolo”.
Ieri, anche il presidente dell’Anp, Mahmoud Abbas, da Ginevra ha chiesto all’Onu di creare un regime speciale per la protezione del popolo palestinese. “Un intervento forte e decisivo, un regime speciale di protezione internazionale”, ha detto Abbas aggiungendo di non voler più "perdere tempo con negoziati fini a se stessi" senza che si ponga fine all’occupazione.
Cina. ANNUNCIATA LA FINE DELLA POLITICA DEL FIGLIO UNICO (Misna)
L'annuncio dell'agenzia Xinhua che dalla fine del Comitato centrale del Partito comunista dopo quattro giorni di incontri è emersa, oltre alla nuova politica economica quinquennale, anche la fine ufficiale della “politica del figlio unico” era atteso, dopo che esperti dell'Accademia delle Scienze avevano nelle scorse settimane diffuso dati e sollecitazioni in proposito.
Una politica, quella che per decenni ha costretto la popolazione cinese a un solo figlio – pur se con eccezioni riguardo popolazione rurale e minoranze etniche – ormai insostenibile, sia sul piano economico-produttivo, sia su quello sociale. Se il calo della popolazione giovane e di quella in età produtiva rischia di togliere ossigeno all'economia nei prossimi decenni a vantaggio della rivale India e di altri attori in via di sviluppo, l'invecchiamento della popolazione getta ombre lunghe sulla sostenibilità di un sistema di welfare ancora precario che necessità insieme di miglioramento e risorse crescenti.
“C'è consenso tra i demografi cinesi che i limiti dovrebbero essere allentati, ma è già troppo tardi”, segnalava pochi giorni fa il demografo Wang Feng, docente all'Università della California, Irvine, a commento dell'iniziativa degli accademici cinesi che in vista del fondamentale incontro del Partito aveva segnalato la necessità del cambiamento. Quella che ufficialmente era stata una politica mirata a bilanciare popolazione e risorse, è stata nei fatti uno degli strumenti di controllo dei cittadini, penalizzati e sovente punti in caso di mancato rispetto delle regole ufficiali.
Le riforme avviate nel 2013 non hanno incentivato i cinesi a incrementare tuttavia la loro prole. Per dinamiche in parte simili a quelle di molti altri paesi di antica o recente industrializzazione, in parte interne alla società cinese, il paese ha rallentato la sua crescita fino ad avere oggi una media di 1,18 nati per famiglia contro una media globale di 2,5. Lo scorso anno sono nati 3,9 milioni di cinesi in meno dei 20 milioni previsti e da inizio 2015 solo 1,45 milioni di coppie su 11 milioni aventi diritto a un secondo figlio hanno chiesto il “via libera” alle autorità. In questa situazione, è previsto che la popolazione slitti da 1,37 miliardi della fine 2014 a 1,3 miliardi netti nel 2050.
Argentina. MACRI DAVANTI NEL PRIMO SONDAGGIO PER SECONDO TURNO PRESIDENZIALI (Misna)
Il candidato conservatore Mauricio Macri è in vantaggio sul rivale ‘kirchnerista’ Daniel Scioli nel primo sondaggio effettuato dopo il primo turno di domenica scorsa, in vista del ballottaggio del 22 novembre.
L’istituto “González y Valladares” attribuisce a Macri, sindaco di Buenos Aires ed esponente della coalizione Cambiemos, il 45,6 % delle intenzioni di voto, percentuale che sale al 50% con la proiezione degli indecisi.
Scioli, governatore della provincia di Buenos Aires, candidato del Frente para la Victoria (FpV, governo), è accreditato del 41,5% delle preferenze, del 45,5 contando gli indecisi. Al primo turno, si era affermato con il 36,8%, appena due punti e mezzo di Macri, fermatosi al 34,3%.
Scioli, governatore della provincia di Buenos Aires, candidato del Frente para la Victoria (FpV, governo), è accreditato del 41,5% delle preferenze, del 45,5 contando gli indecisi. Al primo turno, si era affermato con il 36,8%, appena due punti e mezzo di Macri, fermatosi al 34,3%.
Secondo lo stesso sondaggio, gli elettori che al primo turno non si sono espressi per nessuno dei due candidati si esprimeranno preferibilmente per Macri, in particolare coloro che hanno scelto il peronista dissidente Sergio Massa, il trzo più votato (21,34 %) e la progressista Margarita Stolbizer (2,54 %).
Haiti. PRESIDENZIALI: TARDANO I DATI, IN DUE RIVENDICANO LA VITTORIA (Misna)
Il candidato alla presidenza della ‘Plateforme Pitit Dessalines’, Jean Charles Moïse, ha denunciato “irregolarità” in occasione delle presidenziali di domenica scorsa ad Haiti: lo riportano i media locali precisando, tuttavia, che Moïse resta pienamente fiducioso della sua vittoria.
Dei 54 pretendenti alla successione di Michel Martelly, nel paese più povero delle Americhe, in assenza dei dati ufficiali Moïse figura fra i più accreditati alla vittoria. Ma se la dovrà vedere con Jude Célestin, candidato di ‘Lapeh’ (Ligue Alternative pour le Progres et L'Emancipation Haitienne) che, come il primo, rivendica la vittoria alla chiamata alle urne del 25 ottobre. I responsabili della sua campagna elettorale lo hanno sostenuto anche nelle ultime ore, dandolo trionfante al primo turno pur senza produrre numeri.
Nel frattempo, l’Osservatorio cittadino per l’istituzionalizzazione della democrazia (Ocid) ha fissato attorno al 30% il tasso di affluenza alle urne in un paese che soffre ancora le devastanti conseguenze del sisma del gennaio 2010, insicurezza, povertà, instabilità politica.
Turchia. SOSPESA PUBBLICAZIONE DI DUE QUOTIDIANI DI OPPOSIZIONE (Misna)
Poche ore dopo la decisione di chiudere i due canali televisivi del gruppo editoriale Koza-İpek,gli amministratori nominati dal tribunale e che ne hanno assunto da ieri la gestionehanno deciso di sospendere la pubblicazione dei quotidiani Bugün e Millet definendoli “non appropriati”.
Una decisione, ad appena quatto giorni dalle elezioni parlamentari di domenica, che rafforza la stretta del governo turco sulla stampa critica e di opposizione.
Dopo che ieri le forze dell’ordine avevano fatto irruzione nella sede del gruppo, facendo ricorso a lacrimogeni e cannoni ad acqua per disperdere giornalisti e dipendenti, i due giornali erano andati in stampa con i titoli: “Sanguinoso attacco alla libertà” e “blocco con amministrazione controllata”. Entrambi i fogli sono stati pubblicati on line tramite account twitter.
Il 26 ottobre, il Procuratore generale di Ankara aveva deciso di porre il gruppo editoriale sotto tutela per presunti ‘legami’ con il pensatore islamico Fethullah Gülen, ex alleato del governo in carica, in esilio negli stati Uniti. Gülen, accusato dal presidente Erdogan di stare manovrando nell’ombra per rovesciare l’esecutivo, figura nella lista dei nomi dei ‘super-ricercati’ pubblicata questa mattina dalle autorità turche.
Il suo nome compare tra quelli di numerosi dirigenti del Partito dei lavoratori curdo (Pkk) e del sedicente Stato islamico (Is). Il predicatore e politilogo islamista è accusato di “terrorismo” e di aver ideato uno “stato parallelo” infiltrando suoi complici nei gangli vitali del paese, dalla magistratura all’editoria, per mettere a segno il suo piano di rovesciare le istituzioni.
Gli altri ricercati sono 72 membri del Pkk, 12 combattenti dell’Is ritenuti responsabili dell’attentato terroristico dello scorso 10 ottobre ad Ankara, costato la vita a 102 persone, e militanti di partiti della sinistra extraparlamentare e marxisti. Ogni informazione che condurrà alla loro cattura – secondo quanto reso noto dalle autorità – sarà ricompensata con taglie dalle 300.000 e i 4 milionid i lire turche (tra i 90.000 e il milione di euro).
IL PREMIO SAKHAROV AL BLOGGER SAUDITA BADAWI (Misna)
Il blogger saudita Raif Badawi è stato insignito dal Parlamento Europeo del premio Sakharov per la libertà di coscienza. Lo hanno reso noto fonti del Parlamento sottolineando come il riconoscimento sia un “segnale forte” al governo saudita che detiene il 31enne, condannato a mille frustate per il suo sito ‘Free Saudi liberals’ un forum ideato per discutere del ruolo della religione in Arabia Saudita.
Badawi era stato candidato al premio da partito socialista, conservatori e verdi che hanno anticipato su Twitter l'annuncio ufficiale del presidente Martin Schulz.
Dopo aver ricevuto le prime 50 frustrate il 9 gennaio, in pubblico, di fronte alla moschea di al-Jafali a Gedda, Badawi – condannato per “insulti all’Islam’ - si era visto slittare per due volte la sessione seguente per motivi di salute. In favore della sua scarcerazione si sono mobilitati 18 premi Nobel.
Zimbabwe. ALLA CORTE COSTITUZIONALE RICORSI CONTRO PENA DI MORTE (Misna)
Tre ricorsi potrebbero portare la corte costituzionale dello Zimbabwe ad abolire la pena di morte nel paese. A presentarli di fronte ai giudici sono stati altrettanti gruppi di detenuti in attesa di esecuzione, tramite l’organizzazione locale per i diritti umani Veritas.
Secondo i rappresentanti legali dei prigionieri, infatti, la pena di morte non è coerente con la costituzione nazionale che afferma il diritto alla vita di tutti i cittadini e li protegge da “punizioni degradanti” per la dignità umana. In passato, anche l’attuale vicepresidente del paese, Emmerson Mnangagwa - sfuggito all’esecuzione durante l’epoca coloniale solo in quanto minorenne al momento del reato - si era pronunciato contro la pena capitale.
Oltre che contro la pena di morte, Veritas ha depositato davanti alla corte costituzionale anche ricorsi contro la possibilità di essere condannati all’ergastolo: in questo caso, a violare la dignità umana dei prigionieri, sostengono gli avvocati, è l’impossibilità di ottenere un rilascio anticipato o qualsiasi misura alternativa al carcere.
Nigeria. RICERCATI CENTO COMANDANTI DI BOKO HARAM (Misna)
Dato per morto dallo stato maggiore non una ma più volte, Abubakar Shekau rispunta tra i cento comandanti di Boko Haram ricercati dall’esercito.
Ritenuto il capo di una delle fazioni più importanti del gruppo islamista, era stato dato per morto in uno scontro a fuoco con i militari l’ultima volta nel 2013. Ora il suo volto campeggia in uno dei poster che l’esercito sta distribuendo nei centri abitati del nord-est della Nigeria, la regione del paese dove gli attentati di Boko Haram sono più frequenti.
Anche con l'attivazione di alcuni numeri verdi, l’obiettivo delle Forze armate è favorire le segnalazioni da parte delle comunità. Anche perché il tempo stringe: il neo-presidente Muhammadu Buhari aveva promesso che entro metà novembre Boko Haram sarebbe stato debellato.
Costa D'Avorio. OUATTARA: NON SERVE GOVERNO D’UNITÀ NAZIONALE (Misna)
Sarà lo sviluppo economico a garantire la pace in costa d’Avorio e non un governo d’unità nazionale. Queste in sintesi le dichiarazioni rilasciate alla televisione nazionale ivoriana da Alassane Ouattara poche ore dopo la sua rielezione - con larghissimo margine - ad un secondo mandato alla guida del paese.
“I governi di transizione e di unione, in generale, non danno prova d’efficacia”, ha spiegato il presidente, escludendo dunque di volerne formare uno. “L’opposizione - ha poi aggiunto - giochi il suo ruolo d’opposizione”. Quanto alla questione della riconciliazione, ancora aperta nel paese dopo il conflitto che nel 2010 - proprio all’indomani della prima vittoria di Ouattara - provocò circa 3.000 morti, il capo dello stato ha ribadito la sua volontà d’indennizzare le vittime. È però la prosperità economica, ha specificato il presidente, “uno degli elementi che aiutano di più la riconciliazione”.
Secondo i datio diffusi dalla commissione elettorale, nelle elezioni di domenica scorsa Ouattara ha ottenuto l’83,66% dei voti, contro il 9,29% di Pascal Affi N’guessan e il 3,88% di Bertin Konan Kouadio.
Wednesday, 28 October 2015
Tuesday, 27 October 2015
Sunday, 25 October 2015
Libertà (Giulio Giorello) - citazioni -
(...) tre aspetti costitutivi dell'esperienza libertaria. Liberty è l'insieme delle facoltà esercitate senza costrizione (per esempio, la facoltà di movimento o quella di espressione). Il termine Freedom, talora preso come sinonimo di Liberty, sfiora una delle questioni più ardue della filosofia, che può sembrare persino "intrattabile" (Nozick, 1981). Si tratta di fissare "fino a che punto una persona si faccia guidare, nelle azioni, dalla sua volontà, dalla sua ragione o dalle sue ben ponderate convinzioni" (Hayek, 1960), e non subisca quella che nell'Ethica Spinoza chiama "la schiavitù degli affetti": una condizione non eliminabile, ma almeno controllabile, sicché Freedom rimanda in ultima analisi a una capacità politica di ragionare e decidere, che non cancella, anzi riconosce il potere delle passioni. potere che a volte permette di evitare la trappola di situazioni di "indifferenza" in cui resteremmo paralizzati (...). Enfranchisement rimanda alla lotta che donne e uomini intraprendono per fare della propria libertà lo strumento per ancora più libertà.
Saturday, 24 October 2015
La ricerca dell'ideale (Isaiah Berlin) - citazioni -
Costringere gli uomini a indossare le belle uniformi imposte da ideologie accettate dogmaticamente è quasi sempre la strada che sbocca nella disumanità. Possiamo fare solo qual che possiamo; ma questo dobbiamo farlo, nonostante le difficoltà.
La ricerca dell'ideale (Isaiah Berlin) - citazioni -
Possiamo salvare uomini dalla fame o dalla miseria o dall'ingiustizia , possiamo liberare uomini dalla schiavitù o dalla prigionia, ed è bene che sia così - tutti gli uomini hanno un senso innato del bene e del male, a qualunque cultura appartengano; ma qualsiasi studio della società mostra che ogni soluzione crea una situazione nuova che a sua volta genera nuovi bisogni e problemi, ossia nuove richieste. I figli hanno ottenuto ciò cui aspiravano i loro genitori e i loro nonni: maggiore libertà, maggiore benessere materiale, una società più giusta; ma i mali vecchi sono dimenticati, e i figli si trovano di fronte a problemi nuovi, generati appunto dalla soluzione di quelli vecchi, e i problemi nuovi, anche se a loro volta possono essere risolti, generano situazioni nuove, e con esse nuove esigenze - e così via, per sempre, e imprevedibilmente.
La ricerca dell'ideale (Isaiah Berlin) - citazioni -
La nozione di un tutto perfetto, la soluzione ultima in cui tutte le cose buone coesistano mi sembra non solo irraggiungibile - è lapalissiano - ma anche un'incoerenza concettuale; io non so che cosa s'intenda per un'armonia di questo genere. Alcuni dei Grandi Beni non possono vivere insieme. Questa è una verità concettuale. Noi siamo condannati a scegliere, e ogni scelta può comportare una perdita irreparabile. Beati coloro che accettano senza discutere la disciplina in cui vivono, che obbediscono liberamente agli ordini dei capi, spirituali o temporali, e ne rispettano appieno la parola come legge inviolabile; o coloro che sono pervenuti, per vie proprie, a convinzioni chiare e incrollabili su ciò che devono fare e ciò che devono essere, senza nutrire il minimo dubbio. Io posso dire soltanto che coloro che riposano su questi comodi letti dogmatici sono vittime di forme di miopia autoindotta e portano paraocchi che possono anche dare l'appagamento, ma non certo la comprensione di ciò che significa essere uomo.
Friday, 23 October 2015
Il dogma competitivo (Marco Emanuele)
Viviamo la competizione come un dogma e ogni dogma che si rispetti ha i suoi sacerdoti e la sua verità. Il mondo, però, ci consegna l'evidenza delle sue infinite differenze con le quali ciascuno di noi, e in particolare chi ha scelto di rappresentare l'interesse generale in politica e nelle istituzioni (nazionali e internazionali), deve fare i conti. La sfida che pongo è quella di restituire un'anima globale a questa globalizzazione soltanto tecnocratica, modello da iper-specialisti e non processo popolare e condiviso; non si tratta di portare indietro l'orologio della storia ma, realisticamente, si tratta di valutare i tanti avanzamenti realizzati negli ultimi decenni e la condizione nella quale si trovano l'umanità e il pianeta. In altre occasioni ho usato l'espressione "primitivi progrediti", a indicare che siamo tanto tecnologicamente avanzati quanto umanamente perduti. Se il sistema globalizzato non ritorna a essere globale, reimmergendosi nelle complessità del Mondo-della-Vita, rischiamo di perdere il valore di ciò che abbiamo costruito, sacrificandolo sull'altare della (presunta) verità lineare.
Tra esasperazione della competizione e necessità della cooperazione (Marco Emanuele)
Lasciamo dominare la competizione che, esasperando i rapporti di forza e gli interessi particolari, di fatto cancella i vantaggi possibili di una cooperazione strategica fra differenze. Certo, la competizione richiede meno "pensiero", accontentandosi e nutrendosi di una linearità che parrebbe sufficiente a comprendere e a risolvere la complessità dei problemi e delle sfide che abbiamo di fronte. Chi è onesto intellettualmente sa che non è così; chi vuole riflettere sul mondo con "realismo progettuale" sa che la presunta sufficienza della competizione genera solo contrapposizioni, confermando un mondo nel quale domina la logica amico-nemico e facendo irrimediabilmente degenerare il progetto umano.
Verità dogmatiche, assenza della politica, pensiero lineare (Marco Emanuele)
La mia riflessione sul mondo di oggi è che si scontrano "verità dogmatiche". La mia cultura politica, quella nella quale sono cresciuto, è di condivisione dal basso della pratica democratica; dovendo e volendo essere realista, comprendo che vi siano dinamiche che vanno governate "dall'alto", anche attraverso l'uso della forza (soprattutto quando si tratta di combattere le forme di totalitarismo del XXI secolo, come l'ISIS, che strumentalizzano il dato religioso). Ciò che manca, dal mio punto di vista, è la presenza di leadership globali dotate di visione storica; siamo invasi dalle analisi e, allo stesso tempo, siamo totalmente orfani di politica. O, per meglio dire, abbiamo ridotto la politica a semplicistico "atto tecnocratico", utilizzando un "pensiero lineare" che comprende solo la guerra o, al massimo, la pace come assenza di guerra e non come progetto storico permanente.
Thursday, 22 October 2015
Materiality, mystery, worldview (Marco Emanuele)
Each person is materiality, mystery, worldview; education must be finalised to integrate the human dimensions in an original and unique "unicum". In every person there is the "global life" and each of us embodies it, interpreting it. The real success in life is to develop us entirely. Personal awareness lasts throughout life. This is why I write about life education as education for complexity.
Life education is education for complexity (Marco Emanuele)
Life education is education for complexity. Today's young people are educated in competition and, in this, to the exasperation of specialization. We see that many young people do not have global visions but just want a short-term success, which is something different from the legitimate need for achievement. We must work, in education, for the integral development of each person. Each of us is materiality, mystery and worldview; all these dimensions are in the person as "complex dialogue", historical subject that carries within itself the totality of reality, without exhausting it.
Educate is, first of all, educate themselves to life and its complexity (Marco Emanuele)
Educate is, first of all, educate themselves to life and its complexity. Life is contradiction and linearity, quantity and quality, predictability and unpredictability, measurability and not measurability; life is all these things together, simultaneously present and not separable. Life is complex. Education as personal education to life is at the same time the most difficult and the most necessary challenge.
Because of the complexity of life, the cultural processes (including that of education) must be experienced in a systemic, strategic and cooperative action. Competition, however, tends to separate the inseparable and does not consider real (in the sense of "historical") the "not yet known",
the informal, the transient.
Because of the complexity of life, the cultural processes (including that of education) must be experienced in a systemic, strategic and cooperative action. Competition, however, tends to separate the inseparable and does not consider real (in the sense of "historical") the "not yet known",
the informal, the transient.
Wednesday, 21 October 2015
Tuesday, 20 October 2015
Monday, 19 October 2015
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