Monday 21 November 2016

(Segni dei tempi) Democrazia, classi dirigenti, realtà (Marco Emanuele)

Le democrazie "competitive 4.0" rischiano di perdere la loro "anima", di sacrificare l'esperienza democratica. Siamo arrivati al punto che il votare forze cosiddette "anti-sistema" o l' astenersi viene classificato come "anti-politica". Questa definizione rischia di far de-generare ancora di più l'esperienza democratica perché interpreta in modo erroneo scelte totalmente politiche dei cittadini.

Le classi dirigenti in democrazia, per ri-tornare a essere tali e non solo "megafoni" eterodiretti, dovrebbero ri-pensarsi alla luce dei nuovi "stimoli" che i processi democratici offrono loro. Qui il problema non è di essere a favore o contro alcune posizioni ma di ri-trovare il senso e la dignità della politica che continua e continuerà ad essere l'attività nobile che permette di comprendere e di governare ciò che accade nelle società. Le classi dirigenti hanno la responsabilità di considerare ciò che accade non come un errore (quando non è gradito) ma come la realtà-che-è, facendo i conti con il fatto che il mondo di oggi chiede sintesi politiche adeguate ai tempi, accantonando l'armamentario novecentesco ma anche guardando alle dinamiche del "secolo breve" per ri-pensarle e per cercare di capire come siamo arrivati a questo punto. Il mondo a-polare non si è formato per caso, non stiamo vivendo un accidente della storia.

Oggi, secondo me e ricordando Edgar Morin, siamo tornati alla preistoria della condizione umana. Da un lato abbiamo le grandi innovazioni tecnologiche e informatiche e, dall'altro lato, abbiamo lo sfogo incontrollato degli istinti primordiali; è fin troppo evidente che mancano la mediazione e la progettualità della politica e la "profondità" di un pensiero complesso. Ci vuole un impegno comune, e il più possibile condiviso, per ri-tornare alla realtà di ciò che stiamo diventando.


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