R. Congo - Detenzione illegale di armi da guerra, partecipazione a una manifestazione proibita e complicità nell’incendio di edifici pubblici. Queste le accuse mosse a Paulin Makaya, presidente della Forze repubblicane e democratiche (partito d’opposizione in Repubblica del Congo), che era stato arrestato il 24 novembre scorso.
Originariamente Makaya era stato arrestato solo per il primo capo d’imputazione, mentre gli altri gli sono stati notificati nelle scorse ore, quando è comparso davanti al magistrato. Attraverso il suo avvocato, l’oppositore ha respinto tutte le accuse, definendosi “prigioniero politico e d’opinione”.
Makaya era uno degli esponenti politici che si erano opposti al referendum costituzionale del 25 ottobre scorso, con cui l’attuale presidente Denis Sassou-Nguesso ha ottenuto la possibilità di candidarsi per un nuovo mandato. Proprio alla partecipazione a una marcia di protesta contro la riforma fa riferimento una delle accuse nei suoi confronti.
Israele - Le autorità israeliane hanno arrestato diversi giovani in relazione con l’incendio appiccato ad una casa palestinese nel villaggio di Duma, in Cisgiordania, costato la vita a Saad e Riham Dawabsha e al loro figlioletto di 18 mesi, Ali. L’episodio – che risale a quattro mesi fa – aveva provocato grande commozione nell’opinione pubblica palestinese e forti condanne a livello internazionale. Un altro figlio della coppia, Ahmed, di 4 anni, è tuttora ricoverato in seguito alle ustioni riportate nell’incendio.
Secondo i responsabili dello Shin Bet, la sicurezza interna di Israele, i sospettati sarebbero affiliati ad un’organizzazione terroristica israeliana.
Sul muro di cinta della casa dei Dawabsha, all’indomani dell’attacco, era stata ritrovata la scritta “vendetta”, simbolo distintivo degli attacchi commessi dai coloni israeliani per ‘ripagare’i palestinesi delle azioni prese dal governo di Tel Aviv contro gli abitanti degli insediamenti, illegali secondo il diritto internazionale.
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