Sunday, 20 November 2016

Per un ragionamento critico sulla democrazia (Marco Emanuele)

Chi, come me, pensa che la democrazia sia una grande conquista, sa anche che essa è una grande conquista fragile. Di conseguenza, mi domando, è possibile applicare alla democrazia il metro culturale della "certezza assoluta" ?

Le democrazie "competitive 4.0" si "soddisfano" spesso nei propri miti e nei propri riti che, di volta in volta, chiamiamo consenso, popolo sovrano, società civile, partecipazione, etc. Lo storico Emilio Gentile, nel suo "In democrazia il popolo è sempre sovrano. Falso !" (Laterza, Bari-Roma, 2016), scrive: nella realtà i governanti delle democrazie, quando proclamano di operare per attuare la volontà del popolo sovrano, sono spesso accompagnati dall'ombra dell'ipocrisia.

No news, si dirà, e in effetti è così; peccato, però, che la "soluzione democratica" venga venduta come "salvifica" ai popoli atomizzati e massificati nella "società fluida" del mondo a-polare e, addirittura (anche questo non da oggi), esportata.

Noi che siamo cresciuti nella considerazione della democrazia come valore non ci tireremo indietro nella difesa della stessa ma, altrettanto, abbiamo la responsabilità di introdurre la categoria del "pensiero critico". La democrazia è meglio di altri sistemi perché non parte da un dato di verità oggettiva e assoluta di sé ma perché "si fa", perché è un laboratorio, un cantiere, un incompiuto che tende alla compiutezza.

In più, abbiamo la responsabilità di re-integrare le parole "democrazia" e "contesto";  non esiste una democrazia come "universale culturale", che piace molto ai teorici della sua "esportabilità". Ogni democrazia, per essere sostanziale, cioè democratica, deve incarnarsi in un contesto di riferimento,
ri-flettersi in ogni realtà particolare, calarsi nelle contraddizioni di ogni mondo-della-vita, di ogni "luogo".

Da qui si vuole avviare un ragionamento critico (non antagonistico) sulla democrazia.  E' una grande sfida, anzitutto culturale, e necessaria.



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