Monday, 1 February 2016

Ue schizofrenica sulla crisi migratoria (Corso Pisacane, AffarInternazionali)

Pare che il tema delle migrazioni sia stato il più trattato dai media europei nel 2015, tanto da dare l’impressione di un’invasione di migranti diretti in Europa. Fra gli addetti ai lavori è ben presente la coscienza che non ci troviamo di fronte a un’invasione, ma nel mondo di oggi conta la percezione quanto o più della realtà.

È comunque vero che in certe zone dell’Europa la percentuale di immigrati si avvicina al 40%, raggiungendo quindi una “soglia di guardia”. Anche il sistema di accoglienza di richiedenti asilo è messo a dura prova in vari Paesi dell’Unione europea, Ue, fra cui l’Italia.

Il ogni caso è un dato di fatto che il flusso di migranti negli ultimi anni abbia subito un’impennata tale da causare un’autentica emergenza a livello di Ue e Stati membri. Si sono poste in essere misure “tampone” che hanno diminuito i flussi lungo certe rotte, per poi vedere che si era solo riusciti a tappare una falla mentre se ne apriva un’altra. Nelle migrazioni non vige la legge dei vasi comunicanti, ma il trend generale è simile al noto principio della fisica dei liquidi.

Rafforzamento dei controlli in entrata, ma accoglienza più ampia 
La risposta dell’Ue è stata per certi versi efficace, ma globalmente schizofrenica. Essa è basata su due misure che hanno effetti divergenti. Da una parte un rafforzamento del sistema di controllo e prevenzione degli arrivi, basato su operazioni di polizia nazionali (i vari muri alzatisi durante l’estate ed anche prima) e, in prospettiva dell’Ue. La Commissione ha ad esempio presentato una proposta legislativa per la trasformazione di Frontex in un primo embrione di polizia di frontiera dell’Unione.

Dall’altra un’interpretazione “estensiva” della normativa sui rifugiati, tanto da allargare le maglie dell’accoglienza. La Convenzione di Ginevra sui rifugiati era stata pensata per piccoli flussi di dissidenti provenienti dall’Europa dell’est. Per successive integrazioni ed interpretazioni, nonchè grazie alla normativa Ue, si è giunti al sistema attuale che garantisce a una platea estremamemnte allargata di migranti le garanzie e le tutele dedicate a chi fugge da una persecuzione politica.

Si tratta di un acquis irrinunciabile della civiltà giuridica europea, ma è evidente come esso venga sfruttato sempre più dai migranti economici per accedere al mercato del lavoro europeo (purtroppo anche al “sommerso”). Con l’eccezione dei siriani, somali, afghani e di qualche altra nazionalità, è difficile qualificare come perseguitati politici o persone che fuggono da pericoli oggettivi i migranti che arrivano sulle nostre coste. È quindi in essere un potente “pull factor”, come ci ricordano alcuni leader di Paesi africani.

Depenalizzare le migrazioni, gestirle piuttosto che subirle 
Quale dovrebbe essere allora la risposta? Non certo un allentamento dei controlli di polizia, previsti dalla normativa Ue e facenti parte dei diritti, ma anche dei doveri, di tutti gli Stati membri. Devono essere evitati i muri, ma le frontiere vanno controllate.

Non è neanche pensabile, nè tanto meno auspicabile, un rilassamento del sistema di accoglienza dei richiedenti asilo, che - come sopra evidenziato - costituisce una tappa fondamentale dell’identità europea. Si potrà cercare di meglio distinguere i richiedenti asilo dai migranti economici, ma la porta dell’Ue deve rimanere aperta a questi ultimi.

Una certa dose di schizofrenia nel breve periodo è dunque inevitabile. Occorre quindi trovare altre strade, cercando di aggredire il fenomeno alla radice. Quella di creare condizioni di sviluppo nei Paesi di origine è una strada da battere, ma ci darà dei frutti nel lunghissimo periodo. Se si guarda invece all’oggi, una strada potrebbe essere quella di “depenalizzare” le migrazioni e di gestirle invece di subirle.

Organizzare la migrazione legale
Essenzialmente questo significa organizzare la migrazione legale. Si tratta dell’aspetto meno sviluppato dell’azione dell’Ue e quello dove ci sono margini di azione maggiori, pur in assenza di una solida base giuridica. In ogni caso, finchè non ci sarà la possibilità di accedere al mercato del lavoro europeo in maniera legale, i migranti del sud del mondo continueranno ad arrivare sui barconi o marciando sulle strade ferrate dei Balcani. L’Europa dovrà investire in repressione, accoglienza e quant’altro.

Se si decidesse invece di ammettere in maniera legale un numero adeguato di migranti economici, si gestirebbe il fenomeno, si accoglierebbero persone selezionate in base ai bisogni del sistema produttivo europeo (anche in situazione di disoccupazione ci sono delle nicchie da coprire) e si potrebbero avviare dei meccanismi di migrazione circolare tali da consentire ai migranti di ritornare i patria portando con sè un bagaglio di esperienze e qualificazioni acquisite in Europa.

Corso Pisacane è giornalista freelance.

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