Un corso di medicina dei popoli nativi tenuto da medici e studenti presso la prestigiosa Facoltà di Medicina dell'Università di Buenos Aires (Uba) recupera il sapere millenario delle popolazioni indigene del territorio argentino. L'obiettivo è di introdurre i futuri medici a questo tipo di medicina, su cui pesano i pregiudizi di chi la considera superata, troppo blanda o “magica”.
Le lezioni di laboratorio prevedono l'uso di infusi, piante ed erbe essiccate, limoni, aglio, radici ed altri prodotti della terra. Partecipano in qualità di docenti anche farmacisti, infermieri, antropologi e studenti avanzati di queste discipline.
Uno dei responsabili del corso, lo studente dell'ultimo anno di Medicina Emiliano Molina, racconta di essere cresciuto curandosi con tinture, cataplasmi e infusioni preparate dalla madre, “curandera” del paese. A riguardo delle perplessità di cui è oggetto questo tipo di medicina, il suo compagno Rodrigo Bazzi afferma che “non si tratta di crederci o no. Il pregiudizio viene dal non sapere che molte medicine che i medici prescrivono derivano dalle piante” che gli indigeni usano da millenni.
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