(...) nell'analisi arendtiana del fenomeno totalitario non è in questione tanto il radicamento di questo male nella natura o libertà umana, quanto la dismisura della sua manifestazione, che mette in crisi le basi stesse della nostra identità, della nostra stessa autocomprensione. Il male totalitario è in effetti smisurato prima ancora che radicale. Esso oltrepassa i criteri umani di giudizio e sfida la nostra capacità di comprensione in quanto sovverte la logica stessa dell'agire. I regimi totalitari si sono non a caso fatti un vanto della loro sottomissione alla logica di potenze sovrumane come la Natura e la Storia e a esse hanno sacrificato ogni altro principio o precetto tradizionale. In un certo senso essi hanno non solo rinunciato a contrapporsi alla logica entropica della processualità naturale, ma l'hanno addirittura abbracciata optando per la scelta aberrante di creare le condizioni per la cancellazione di ogni traccia di umanità sulla faccia della terra. Da qui la mostruosità e l'eccezionalità dell'evento totalitario. (...)
da Il dono di un cuore comprensivo: Hannah Arendt di fronte al Novecento (di Paolo Costa)
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