Wednesday, 2 December 2015

Worlds (Misna)

Africa - A Dakar è nata “Africtivistes”, la Lega dei blogger e dei cyber-attivisti africani per la democrazia. Al lavoro in 35 paesi, uniti dall’impegno in favore della democrazia partecipativa, da promuovere con le tecnologie 2.0 nel nome della trasparenza, della lotta ai corrotti e del diritto all’informazione.
Parole d’ordine che animano campagne per il monitoraggio delle elezioni e per i diritti umani e richiamano inevitabilmente l’attenzione dei regimi sub-sahariani, decisi a stroncare ogni solidarietà transnazionale. Come hanno di recente mostrato in Angola gli arresti del rapper Luaty Beirão e di altri 17 attivisti incriminati per aver letto in pubblico “From Dictatorship to Democracy”, il saggio di Gene Sharp sulle rivoluzioni non violente, intollerabile per l'inossidabile José Eduardo dos Santos. O la vicenda dei militanti congolesi di Lucha e Filimbi, accusati di tramare contro un terzo mandato del presidente Joseph Kabila d’intesa con i compagni senegalesi (Y’en a marre) e burkinabé (Balai Citoyen). Una internazionale del Continente nero, non socialista ma democratica, incubo dei presidenti-dittatori.
A Dakar, la settimana scorsa, erano presenti delegazioni giunte dal Sudafrica o dall’Algeria, dai due Congo o dal Kenya, dalla Costa d’Avorio o dal Burkina Faso. In rete tra loro ma anche con gli attivisti della diaspora arrivati nella capitale senegalese dagli Stati Uniti o dall’Europa. “Si tratta – ha detto Cheikh Sall, uno degli animatori degli incontri di Dakar - di tentare di stabilire un legame tra noi e le istituzioni pubbliche, facendo capire che non siamo avversari ma piuttosto partner”. Un obiettivo, è stato detto a Dakar, da raggiungere anche attraverso la richiesta di uno status di osservatore per Africtivistes all'Unione Africana.

CamerunSono almeno quattro i civili uccisi in un doppio attentato messo a segno nella tarda serata di ieri a Waza, nell’estremo nord del paese. L’attacco è stato attribuito al gruppo islamista nigeriano Boko Haram, già responsabile in passato di attacchi in Camerun.
Due attentatori suicidi si sarebbero fatti esplodere in due diversi quartieri della città, mentre un terzo – una donna – sarebbe stata uccisa dalle forze di sicurezza prima di riuscire ad azionare la carica, secondo quanto riferito dalla radio di Stato.
Città turistica, un tempo meta di vacanze per numerosi occidentali, Waza ha visto calare drasticamente il numro di turisti da quando il nord del Camerun è diventato obiettivo degli attacchi del gruppo estremista.
L’esercito camerunense ha riferito di aver ucciso più di cento miliziani e liberato circa 900 ostaggi in un’offensiva messa a segno negli ultimi tre giorni nell’estremo nord del paese. In una delle basi conquistate dai militari sarebbero state rinvenute bandiere del sedicente Stato Islamico (Is).

VenezuelaCondannato in prima istanza a 14 annidi carcere per incitamento alla violenza e diventato l’icona dell’opposizione radicale al governo ‘chavista’, il dirigente dell’opposizione Leopoldo López ha chiesto di poter esercitare il diritto di voto in occasione delle legislative di domenica. Un appuntamento che giunge in un clima di tensione e incertezza sulla tenuta dell’esecutivo, dato per perdente da diversi sondaggi per la prima volta dal 1999.
L’avvocato di López ha presentato una richiesta formale in tribunale, argomentando che il suo cliente “non è inabilitato al livello politico”, poiché la sua sentenza non è definitiva, avendo peraltro ricorso in appello.
Leader del partito dell’opposizione radicale Voluntad Popular, López è iscritto come elettore in una circoscrizione di Caracas in cui la formazione presenta come candidato il suo coordinatore nazionale, Freddy Guevara; quest’ultimo ha fatto le veci diLópez alla guida del partito da quando questi si è consegnato alla giustizia il 18 febbraio 2014.
L’opposizione considera López un “prigioniero politico”, condizione respinta da governo e magistratura, e ha fatto ricorso contro la sentenza della sua condanna.

NepalL'allarme è stato lanciato oggi dall'Unicef (Fondo Onu per l'infanzia): oltre tre milioni di giovanissimi nel paese himalayano rischiano serie conseguenze o addirittura la morte nei mesi invernali per l'impossibilità di disporre di combustibile, cibo, medicinali e vaccini in quantità adeguata.
Responsabile il blocco parziale delle frontiere con l'India, quelle da cui transita in condizioni normali la maggior parte dei beni d'importazione ma che da dieci settimane sono sottoposte da un lato alle proteste della locale popolazione Madeshi che aveva chiesto inutilmente che loro regione, il Terai (Madesh) diventasse una delle province autonome previste nella nuova costituzione, e dall'altro alle decisioni dell'India, favorevole alle istanze dei Madeshi ma che dichiara di limitare i traffici transfrontalieri per ragioni di sicurezza.
L'inverno è arrivato anche in Nepal e con esso i disagi abituali del freddo e delle precipitazioni, a cui si aggiungono quelli del dopo-terremoto con una ricostruzione lontana anche dall'essere avviata.
Elementi che accrescono il rischio di patologie, soprattutto per i più piccoli, che il paese non è in grado oggi di affrontare. I depositi governativi hanno esaurito il vaccino contro la tubercolosi, mentre anche altri vaccini come pure gli antibiotici sono a livello critico.
Sono almeno 200.000 le famiglie terremotate che vivono in condizioni precarie a una altitudine superiore ai 1500 metri dove le condizioni climatiche risulteranno ancora più difficili. Il segretario dell'Onu Ban Ki-moon ha nei giorni scorsi lanciato un appello ai governi di Kathmandu e New Delhi affinché giungano presto a un accordo per la riapertura della frontiera per ragioni umanitarie.

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