Thursday, 3 December 2015

Worlds (Misna)

Cambogia - Un terzo capo d'imputazione in tre settimane imposto su Sam Rainsy, leader storico dell'opposizione cambogiana, aggrava ulteriormente la sua posizione e ne rende più problematico il rientro in patria.
La nuova accusa di diffamazione intentata contro di lui dal presidente dell'Assemblea nazionale, Heng Samrin, riguarda un'affermazione di carattere storico postata su Facebook. In essa Sam Rainsy , nemesi del premier Hun Sen al potere da un trentennio, ricordava che durante la presidenza di Heng Samrin successiva alla sconfitta dei Khmer Rossi nel 1979, il sovrano Norodom Sihanouk venne processato e condannato a morte con l'accusa di tradimento. Una condanna poi condonata: il sovrano, deceduto nel 2012, poté formalmente restare come simbolo dell'unità e della tradizione dello stato cambogiano dal 1993 al 2004
In base alla nuova accusa, Sam Rainsy, a capo del Partito per la salvezza nazionale della Cambogia, dovrà presentarsi in tribunale il 4 gennaio. Dal 13 novembre, tuttavia, quando un tribunale di Phnom Penh ha emesso contro di lui in mandato d'arresto per un vecchio caso di diffamazione in precedenza condonato, l'uomo politico non gode più dell'immunità parlamentare e rischia quindi l'arresto immediato al rientro in patria e l'incarcerazione per due anni. Una situazione aggravata da un altro mandato, il 20 novembre, per il suo presunto coinvolgimento, da parlamentare, nella falsificazione di documenti pubblici nel tentativo di risolvere una vecchia disputa confinaria con il Vietnam.
Al momento Rainsy, che ha doppia cittadinanza cambogiana e francese, ha scelto di restare all'estero, tra Asia e Europa, tuttavia l'opposizione guarda con preoccupazione a una situazione che – ha segnalato – potrebbe anticipare un golpe politico per lasciare campo libero a Hun Sen e al suo Partito del popolo cambogiano.

AfghanistanConfermato da forti governative ma smentito dai vertici talebani, il ferimento di ieri, in modo grave, di mullah Akhtar Mansur segnala quanto meno la crisi interna alla leadership afghana del movimento dopo la morte nel 2013 di Mullah Omar, confermata solo lo scorso luglio.
Per fonti talebane riprese dalle autorità, Mansur sarebbe rimasto ferito durante un conflitto a fuoco scoppiato per divergenze su questioni strategiche nella casa di un militante locale presso Quetta, capoluogo della provincia pachistana del Balochistan, per altri a Kandahar, città afghana presso il confine con il Pakistan.
Cinque militanti in posizione di comando sarebbero rimasti uccisi e una decina almeno, tra cui mullah Mansur, sarebbero stati colpiti in modo grave da proiettili. Il leader supremo talebano avrebbe ricevuto cure per ben quattro ferite.
Questa versione è tuttavia contestata dal portavoce principale dei Talebani in Pakistan, Zabihullah Mujahid, che ha segnalato la presenza di Mansur in Afghanistan e definito le voci del conflitto a fuoco “un'invenzione dei servizi segreti”.
Restano al momento certe le fratture interne ai Talebani, con la leadership di Mansur non da tutti accettata e considerata da alcuni come una concessione al governo pachistano. Con certezza, una crisi interna al governo del movimento allontana ulteriormente le già scarse possibilità di una ripresa dei colloqui di pace tra esso e il governo pachistano. Lo stesso presidente afghano Ashraf Ghani aveva indicato nei giorni scorsi che la sua disponibilità a avviare una trattativa con i rivali aveva un serio limite nella rappresentatività degli interlocutori che non esprimerebbero “un'entità talebana, ma gruppi di Talebani”.
Proprio la possibilità di colloqui di pace con Stati Uniti e Kabul, come pure i rapporti con la fazione dissidente guidata dal mullah Mohammad Rasool Akhund sarebbero stati centrali all'incontro in cui Mansur sarebbe stato colpito.

BurundiI rappresentanti del governo del Burundi incontreranno a Bruxelles quelli dell’Unione europea il prossimo 8 dicembre per discutere della crisi politica che coinvolge il paese dalla fine di aprile. Lo riporta l’emittente Radio France Internationale.
Secondo le informazioni diffuse dalla radio, le due delegazioni saranno guidate dal ministro degli Esteri olandese Bert Koenders e dal suo omologo burundese Alain Aimé Nyamitwe. L’Unione europea, che ha richiesto questo incontro da oltre un mese secondo quanto prevedono gli accordi di Cotonou siglati con vari paesi africani, denuncia da tempo violazioni dei diritti umani compiute dal governo di Bujumbura.
Nel corso dell’incontro, le autorità del Burundi dovranno presentare un elenco di provvedimenti da prendere per rispondere a queste preoccupazioni. Le misure dovrebbero poi essere sottoposte a monitoraggio. In caso di mancato rispetto, il Burundi rischia nuove sanzioni dopo quelle imposte contro singole personalità legate sia alla maggioranza che agli avversari del presidente Pierre Nkurunziza.
Intanto, continuano le violenze nel Paese: da martedì sera almeno cinque persone, secondo fonti di stampa, sono morte nella capitale Bujumbura e nella provincia che la circonda, a seguito di due attacchi con granate contro altrettanti bar e a scontri a fuoco tra forze dell’ordine e uomini armati. Si sono registrati anche nove feriti.

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