Wednesday, 2 December 2015

Worlds (Misna)

Myanmar - Sotto pressione da parte delle Nazioni Unite e di gruppi per il rispetto dei diritti umani per il suo impegno finora mancato di congedare i minorenni sotto le armi, ieri l'esercito birmano ha concesso a 53 adolescenti di tornare alle proprie famiglie.
Si tratta dell'ultimo gruppo di reclute finora quest'anno, per un totale di 146. Sono 699 quelle liberate da un sostanziale stato di schiavitù, a volte anche sessuale, dalla firma di uno specifico accordo con le Nazioni Unite nel 2012. Un accordo che non solo va nel senso di ripulire l'immagine brutale delle forze armate birmane che hanno controllato il paese dal 1962 al 2010, ma anche favorisce la necessità di snellimento e di professionalizzazione avviata nel 2011.
Non si conosce quanti tra i 300.000 effettivi delle forze armate siano oggi minorenni, tuttavia la piaga dei bambini-soldato ha sempre macchiato la reputazione dell'esercito birmano. L'arruolamento, infatti, è frutto di rapimento o di coercizione, utile a rifornire le truppe di portatori, personale di servizio o uomini da porre in prima linea o nelle operazioni di sminamento durante le campagne militari. In particolare nei territori abitati dalle etnie minoritarie le cui milizie conducono da lungo tempo un conflitto aperto contro il governo centrale birmano.
Le stesse milizie etniche, soprattutto le sette elencate dalle Nazioni Unite come responsabili di questa pratica - tra cui L'Esercito per l'indipendenza Kachin e l'Esercito unito dello stato Wa - continuano per le fonti Onu a essere “costanti colpevoli” dell'arruolamento forzato di minorenni.

YemenIl presidente yemenita Abd Rabbo Mansour Hadi ha provveduto ad un rimpasto di governo sostituendo i ministri degli esteri degli Affari interni. La decisione, che secondo i media locali è stata presa sulla base di divergenze con il premier Khaled Bahah, giunge nel momento in cui le forze filogovernative stanno portando a termine l’offensiva su Taiz, terza città del paese, nelle mani dei ribelli houti.
Abdel Malak al-Mekhlafi, a capo di una delegazione presente agli ultimi colloqui di pace, subentra a Ryad Yassine alla guida degli Esteri, mentre il generale Hussein Arab diventa il nuovo ministro degli Interni.
Il presidente aveva nominato anche Salah al-Chanfara alla guida del ministero dei Trasporti. Quest’ultimo però – secondo quanto riferisce l’agenzia Saba – ha rifiutato l’incarico.
Secondo l’emittente araba “al Jazeera”, la battaglia tra le forze del presidente Hadi e quelle dei ribelli si sta concentrando proprio a Taiz dove negli scontri di ieri sono morti 16 militari governativi e 37 sono rimasti feriti. I caccia della coalizione guidata dall’Arabia Saudita hanno bombardato la parte orientale della città e le linee di rifornimento nemiche per aiutare le forze yemenite ad avanzare e a prendere la città, strategica per proseguire la campagna verso la capitale Sana’a, ancora sotto il controllo dei ribelli.

ArgentinaQuattro anni e mezzo di carcere (virtuale): l’ex presidente Carlos Menem (1989-1999), 85 anni, ha accumulato un’altra condanna, questa volta per malversazione di fondi pubblici, insieme al suo ex “superministro” dell’Economia, Domingo Cavallo, che per lo stesso reato si è visto comminare tre anni e sei mesi.
Un tribunale di Buenos Aires ha riconosciuto Menem colpevole di aver versato ‘mazzette’ a funzionari compiacenti utilizzando fondi dell’intelligence. Sono stati invece assolti se ex funzionari accusati di aver intascato i pagamenti illeciti.
L’ex presidente è stato dichiarato “autore penalmente responsabile” di un sistema di corruzione allestito insieme ad altri soggetti, fra cui Cavallo, e inabilitato a ricoprire incarichi pubblici per il resto della vita.
È la seconda condanna per Menem dopo quella a sette anni, inflittagli due anni fa, per la vendita illegale di armi a Croazia ed Ecuador. Ma poiché nessuna delle due è stata ratificata dalla Corte Suprema, l’ex presidente, oggi senatore, resterà libero e attivo in parlamento fino al 2017.
Neanche Cavallo, 69 anni, che con Menem all’inizio degli anni Novanta applicò in Argentina la ‘ricetta neoliberista’ , andrà in prigione, dal momento che potrà impugnare la sentenza fino ad arrivare alla Corte Suprema. Una volta compiuti i 70 anni, come Menem potrà beneficiare per legge degli arresti domiciliari nel caso in cui la sua condanna fosse confermata.
Sull’ex presidente pesa un altro processo, quello per il presunto insabbiamento degli autori dell’attentato contro l’Amia - Asociación Mutual Israelita Argentina- in cui nel 1994 morirono 85 persone.

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