Occhi puntati sull’affluenza alle elezioni in Burundi, prima ancora della chiusura delle urne per le presidenziali. Secondo vari media, la partecipazione della popolazione, a metà giornata, si sarebbe mantenuta intorno al 50% degli aventi diritto. Forte soprattutto la presenza delle popolazioni delle aree rurali, mentre in alcune aree della capitale Bujumbura, coinvolte nelle manifestazioni antigovernative iniziate ad aprile, l’affluenza è molto più bassa: a Musaga, solo il 10% circa ha espresso il proprio voto.
In queste ore, pur in presenza di un’atmosfera che fonti della MISNA hanno definito “di rassegnazione” sono arrivati segnali di tensione: nella capitale Bujumbura, durante la notte, si sono registrati due morti, un poliziotto ed un civile. Altri interlocutori della MISNA riferiscono anche di esplosioni di granate nel centro della città.
Il voto a cui è candidato anche il presidente uscente Pierre Nkurunziza, che punta ad un terzo mandato definito incostituzionale da molti, è stato boicottato dalla maggior parte dell’opposizione. Tre degli otto candidati i cui nomi sono indicati sulle schede elettorali si sono infatti ufficialmente ritirati dalla corsa. Non così il principale avversario di Nkurunziza, Agathon Rwasa. Quest’ultimo, tuttavia, contesta già la legittimità dell’elezione, da cui ci si aspetta una conferma al potere del capo di stato uscente.
Critiche alla regolarità del voto sono arrivate anche dal Belgio e dal dipartimento di stato Usa. “Le elezioni tenute nelle attuali condizioni - spiega una nota del portavoce della diplomazia statunitense, John Kirby - non sono credibili e screditeranno ulteriormente il governo”. La legittimità dell’intero processo, prosegue “è stata macchiata dagli abusi del governo ai danni di esponenti d’opposizione e della società civile”.
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